Nel 2022 in Usa si è verificato un pericoloso aumento di meningitemeningite in pazienti affetti da Hiv. Le infezioni sono provocate dal batterio Neisseria meningitis, considerato raro ma molto pericoloso e potenzialmente mortale. Il CDC, Center for Disease Control and Prevention ha pubblicato un rapporto che mostra i dati, con incremento evidente per lo scorso anno, del 21% in più rispetto ai cinque anni precedenti dal 2017 al 2021. Tra tutti i casi registrati, il 10% si riferisce a pazienti sieropositivi e non preventivamente vaccinati per malattia meningococcica.
La mortalità tra persone con Hiv è molto alta e raggiunge il 25%, anche dopo opportuna terapia con antibiotici. Il rischio di sviluppare la meningite con danni cerebrali o al midollo spinale è infatti più alto per chi ha già il sistema immunitario indebolito. Spesso i sintomi gravi compaiono quando già il batterio si è diffuso, ed includono: mal di testa, febbre, torcicollo, nausea, rash cutaneo con macchie violacee quando la malattia entra nel sangue. Per questo come avverte l’agenzia sanitaria federale Usa, è necessaria una nuova campagna di vaccinazioni e informativa.
Focolaio di meningite tra pazienti con Hiv, CDC Usa “Solo il 16% è vaccinato”
Come riporta il CDC nei dati analizzati in merito al focolaio di meningite batterica che si è sviluppato recentemente in Florida comportando il decesso di almeno il 15% di tutti i pazienti che avevano contratto il batterio, già posititivi all’Hiv, il tasso di vaccini per questo tipo di pazienti è ancora troppo basso. Tra tutti gli infetti, 24 dei casi confermati e sette decessi si riferivano a persone identificate come gay o bisessuali, che avevano dichiarato di avere rapporti omosessuali frequenti. La meningite provocata dal batterio Neisseria meningitis si contrae tramite contatto salivare, quindi l’agenzia per la salute nazionale ha avvertito la necessità di somministrare più vaccini, soprattutto negli ambienti più a rischio.
Il vaccino MenACWY protegge da quattro tipi di batteri del ceppo meningococco che possono poi comportare lo sviluppo di gravi malattie irreversibili. La percentuale dei vaccinati tra sieropositivi però è ancora troppo bassa, un recente studio ha confermato che solo il 16,3% delle persone con HIV ha ricevuto una o più dosi del vaccino entro due anni dalla diagnosi.