“No auto, no aereo, meno carne rossa, meno figli”: queste sarebbero “le quattro azioni individuali più efficaci per mitigare i cambiamenti climatici”, secondo un dépliant distribuito nel punto informativo Spazio Comune di Cremona e realizzato dall’associazione Filiera Corta Solidale, in collaborazione con l’amministrazione municipale (amministrazione di sinistra, Pd più liste civiche), con finanziamento della Fondazione Cariplo.
Un consigliere comunale dell’opposizione lo legge, e subito si scatena una tempesta di commenti e di scontri tra partiti al calor bianco, anche a livello nazionale. A livello locale la reazione è rapida e appropriata: il sindaco, Gianluca Galimberti, dichiara: “Non avevo visto il libretto prima della notizia. Quello che è stato scritto è profondamente sbagliato e stupido, grave e non condivisibile. Gli assessori hanno spiegato che è un contenuto estrapolato malissimo da un contesto più generale di uno studio. Verrà ritirato!”. La stessa Fondazione Cariplo, pur difendendo il progetto nel suo complesso, si chiama fuori, e conferma che “…la pubblicazione dell’opuscolo con questo tipo di contenuti mostra una grande superficialità nel trattare l’argomento demografico e chiediamo di ritirare la pubblicazione, così come ha già fatto il sindaco di Cremona, che ha anticipato la nostra richiesta. Riteniamo che la complessità degli impatti del cambiamento climatico debba essere comunicata diversamente e confidiamo nel fatto che si sia trattato di una grave svista”.
Certo, la contraddizione balza agli occhi, per un’area politica che oggi a livello nazionale riconosce l’emergenza natalità come priorità del Paese, e che sta proponendo l’assegno unico per i figli, un Family Act e la revisione delle politiche fiscali per sostenere la natalità (con tanto di sostegno – promesso – alle famiglie numerose!), e che invece a livello locale suggerisce di fare meno figli per proteggere l’ambiente.
L’errore di contrapporre natalità e tutela dell’ambiente purtroppo caratterizza troppa cultura ambientalista, ideologicamente legata a modelli di analisi socio-economica e ambientale ormai obsoleti, come le teorie neo-malthusiane, o le profezie del Club di Roma, degli anni Settanta, che prevedevano il totale collasso del pianeta in caso di popolazione mondiale superiore ai 3 miliardi di abitanti (sic!). Forse i primi a dover rileggere la Laudato Si’ sono proprio questi ecologisti estremi, per riscoprire che uomo e ambiente si salvano “l’uno con l’altro”, e non “uno contro l’altro”…
In fondo, anche il dépliant di Cremona è l’ennesimo esempio di cattivo uso della scienza, quando viene piegata a pregiudizi ideologici: i quattro punti del dépliant derivano infatti da uno studio dell’Università di Lund (Svezia), pubblicato nel 2017 sulla rivista Environmental Research Letters, in cui si misurava (con modelli teorici) l’impatto di diversi comportamenti tra cui anche l’impatto ecologico di “un nuovo essere umano”. Quasi un “gioco di simulazione”, che però diventava subito, nelle conclusioni dei ricercatori, un’indicazione di comportamenti virtuosi da proporre a tutti, compresa la geniale idea di “non fare figli, così non inquineranno”.
Dati discutibili, e soprattutto indicazioni operative totalmente arbitrarie, che sono state assunte acriticamente da chi ha redatto il volantino di Cremona, convinto che fossero “verità scientifiche”. E il rigore dello studio sta – al massimo – nei dati utilizzati, e non nelle conclusioni, che corrispondono a scelte valoriali dei ricercatori, e non possono essere rivendute come “le ricette scientifiche” per risolvere il problema. Questo è un uso “magico” della scienza, senza alcun discernimento.
Altrimenti dovremmo dar retta anche a quel professore svedese alla Stockholm School of Economics, Magnus Söderlund, che nel settembre 2019 ha affermato, durante un programma televisivo, che il consumo di carne umana (!) al posto di quella animale potrebbe rappresentare una proposta sostenibile per limitare il riscaldamento globale. Ogni commento è superfluo (o no?).
Il futuro dell’umanità e dell’ambiente sono indissolubilmente legati, e ciascuno di noi ha un compito sempre più grande di custodia del creato. Ma proprio per questo ogni persona è preziosa, e la soluzione non sarà certo il suicidio demografico, soprattutto in Europa, soprattutto nel nostro Paese.