La situazione dal punto di vista epidemiologico sta migliorando davvero o in realtà il coronavirus ci sta sfuggendo? La domanda è importante in questa fase di riaperture progressive. Ed è subito scattato l’allarme “rilassamento” per i tamponi. La questione riguarda il tracciamento del coronavirus, che in questa fase sta venendo meno. Proprio in un momento in cui la circolazione del virus è tale che si può migliorare l’attività di testing, questa si sta complicando, complice anche la campagna vaccinale e l’identikit dei nuovi positivi. Sono quasi solo giovani, uno su quattro ha meno di 18 anni, tre su quattro sono asintomatici. Visto il numero di persone testate ogni settimana, che si è ridotto nelle ultime tre settimane di quasi il 34%, il rischio è che stiano sfuggendo dei positivi. Per Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, ciò si lega anche alla questione del passaggio in zona bianca.



«Purtroppo i criteri per conquistare e mantenere la zona bianca, disincentivano le Regioni a potenziare l’attività di testing e a riprendere il tracciamento». Ciò, appunto, quando il numero dei casi permetterebbero di «ricorrere a un’arma mai davvero utilizzata».

“NON ABBIAMO FOTOGRAFIA REALE CONTAGI”

La zona bianca si raggiunge dopo tre settimane di fila con incidenza inferiore ai 50 casi ogni 100mila abitanti, ma per Nino Cartabellotta bisognerebbe «definire uno standard di persone testate» a causa delle «diseguaglianze tra Regioni». È bene precisare che non si parla di tamponi coronavirus eseguiti, perché la stessa persona può farne più di uno in giorni diversi, ma di quante nuove persone sono sottoposte al test in un giorno specifico. Ebbene, tra maggio e inizio giugno la platea si è ridotta nettamente: siamo ormai sotto i 70mila nuovi test quotidiani, in alcuni casi anche sotto 50mila. Il microbiologo Andrea Crisanti, uno dei paladini del tracciamento, ricorda che in Italia si effettuano oltre 200mila tamponi al giorno contro gli 800mila in Inghilterra, «un numero insufficiente per avere una fotografia reale dei contagi». Ma è importante anche per spegnere in tempo i focolai e assicurare un’attività adeguata di sequenziamento del virus. L’ultimo bollettino dell’Iss relativo al periodo 28 dicembre 2020-19 maggio 2021 è stato sequenziato a livello nazionale poco più dell’1% dei casi positivi.



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