Vietato portarsi il panino da casa a scuola. Lo ha deciso la Corte di Cassazione con una sentenza che probabilmente farà discutere: obbligatorio mangiare il cibo della mensa scolastica. Il che ovviamente, significa soldi in più per la retta da pagare. La sentenza fa seguito a un ricorso del Ministero dell’istruzione e del Comune di Torino che risale al 2017 quando il tribunale del capoluogo piemontese sentenziò che gli studenti potevano scegliere tra un pasto portato da casa e la mensa scolastica. Il caso, aperto da un comitato di genitori, si propagò in tutta l’Italia. Il caso viene chiuso con la sentenza di oggi: “la mensa non è un diritto soggettivo” si legge nella sentenza. “Un diritto soggettivo perfetto e incondizionato all’autorefezione individuale, nell’orario della mensa e nei locali scolastici, non è configurabile”.



SCUOLA, CIBO DA CASA? NO AL DIRITTO SOGGETIVO

Una sentenza che fa venire in mente la scuola del XIX secolo, centralista, militaresca e dove tutto è obbligatorio nei confronti della scuola stessa. Non si capisce infatti che danno sia portarsi un panino da casa: si attenta forse al diritto all’educazione? Si vuole rifiutare la superiorità disciplinare della scuola stessa? Metterne in crisi le fondamenta? E che significa che la mensa non è un diritto soggettivo? Che la libertà del singolo non conta nulla una volta dentro le mura scolastiche? Si prevedono ampie discussioni, anche perché molte scuole in vista del prossimo anno hanno già preparato le liste di quanti vogliono cibarsi alla mensa scolastica e chi no.

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