La chiusura delle scuole dovuta alle misure di salvaguardia anti-Covid non si riflette solo sulla formazione scolastica degli studenti. Secondo le stime di Save the Children, e il monitoraggio dei suoi Punti Luce sparsi sul territorio, almeno 160 mila bambini in Italia possono aver subìto una “perdita grave della loro crescita” come effetto della chiusura delle mense scolastiche. La pandemia ha infatti incrementato dell’1,3% in un anno il numero delle famiglie in povertà assoluta, oggi più di due milioni: significa che oltre cinque milioni e mezzo di persone non sono in grado di garantirsi gli standard minimi di alimentazione, alloggio, riscaldamento. E per queste famiglie il pasto assicurato durante l’orario didattico rappresentava un punto fermo nell’alimentazione dei propri figli. Una sicurezza che ora la serrata dovuta all’ultimo lockdown rimette in discussione.
Da qui l’idea di mantenere operative questa estate non solo le aule, ma anche le mense. Una proposta avanzata da Save the Children, che non solo aiuterebbe a limitare la portata del disagio contingente, ma contribuirebbe anche a promuovere presso i più piccoli un vera educazione alimentare, capace di contrastare l’avanzata del junk food, il cibo spazzatura che non risparmia l’Italia dove il 20% dei bimbi è in sovrappeso, il 9% gli obesi, tra cui i gravemente obesi che rappresentano il 2,4%.
Le imprese entrano in classe
Un problema spinoso di cui anche le aziende alimentari italiane si stanno interessando. Non sono infatti certo isolati i casi di imprese che si fanno parte attiva nella diffusione tra i banchi di scuola dei principi fondamentali cui si deve ispirare una dieta equilibrata. La lista è lunga, ma a dare la misura del fenomeno bastano due recentissimi casi.
Il primo rimanda ad aBCD, l’alleanza tra Barilla, Coop Italia e Danone che mette a disposizione di famiglie e scuole primarie il progetto “ViviSmart-Nutrirsi, Muoversi, Vivere meglio”. Si tratta di uno strumento concreto, un kit didattico di facile fruizione, frutto di una fase pilota durata due anni, che punta a sensibilizzare insegnanti e genitori a una corretta alimentazione incentrata sulla dieta mediterranea e all’adozione di stili di vita sani. Un percorso ludico-educativo in 7 tappe tematiche come i sette giorni della settimana, durante i quali mettere in pratica scelte consapevoli, all’insegna dei buoni princìpi e dell’attività fisica. Un percorso costruito su guide e schede teoriche, video laboratori, infografiche, giochi tematici interattivi, podcast, che le scuole potranno adottare e inserire tra le attività da far svolgere nell’ambito dell’educazione civica, e che le famiglie potranno seguire a casa mettendo in pratica quanto i bambini avranno imparato a scuola.
Il secondo caso che vale la pena sottolineare è quello di Monini, che pur in tempo di Covid prosegue il suo programma educativo per le scuole “Mo’ e la favola dell’olio”, con cui vuole contribuire a costruire un consumatore di domani più consapevole e attento.
Giunto alla 7a edizione, il programma ha quest’anno ampliato il proprio raggio di azione dagli alunni degli istituti elementari e medi a quelli delle superiori. Target diversi, quindi, ai quali è necessario parlare con linguaggi specifici e costruire strumenti didattici ed educativi capaci di coinvolgere e promuovere una partecipazione attiva. Così, per gli studenti del ciclo primario si è pensato a un videogioco, mentre per i ragazzi dei licei e degli istituti professionali (Agraria e Alberghiero) sono previste Masterclass “professionalizzanti”, che vedranno la partecipazione di giovani chef e docenti universitari. Tutto il materiale didattico è stato naturalmente pensato e predisposto per funzionare anche “a distanza” e garantire continuità, grazie all’uso di webinar e video che potranno essere fruiti in qualunque momento dell’anno.
“Non ci siamo mai limitati – spiega Maria Flora Monini, terza generazione alla guida dell’azienda – a produrre olio extravergine, ma abbiamo sempre fatto della conoscenza del prodotto parte della missione imprenditoriale. Oggi crediamo sia indispensabile parlare ai ragazzi, con linguaggi e strumenti specifici, e riscoprire la centralità della scuola, che questi mesi difficili hanno contribuito a riportare al centro del dibattito del Paese”. E non si tratta solo di parole. I numeri sostengono l’obiettivo: entro il 2030 l’azienda conta infatti di coinvolgere 1 milione di ragazzi, appartenenti a 14 mila scuole tra Italia e – a seguire appena sarà possibile – Francia e Polonia, in progetti di educazione alimentare.
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