Luca Mercalli, noto climatologo italiano, è stato intervistato stamane da Uno Mattina Estate per parlare della situazione dell’Italia per quanto riguarda la siccità: “Siamo messi abbastanza bene dopo le pioggie di maggio e giugno. Abbiamo un centro sud Italia che ha avuto molta acqua in tutte le ultime stagioni e che non corre alcun rischio di siccità, mentre il nord Italia è uscito da un anno e mezzo di siccità in maggio, fino ad aprile era la peggior siccità degli ultimi 200 anni”.



“Poi è arrivata la pioggia in Emilia Romagna – ha proseguito Luca Mercalli che ha messo in guarda – ma attenzione che alcune aree non hanno ancora compensato le mancanze dell’anno precedente. C’è un’area dal Piemonte a Piacenza che è ancora un buco da colmare. Bisognerà capire come andrà per il resto della stagione, è caduta anche poca neve sulle montagne e se non dovesse piovere per tutto agosto la siccità farà presto a ricomparire”.



LUCA MERCALLI SUI BACINI DI ACCUMOLO E LE CASSE DI ESPANSIONE

“I bacini di accumulo – ha continuato Luca Mercalli – possono essere utili quando le piogge non sono abbastanza copiose. Ma quando abbiamo un’alluvione come quella dell’Emilia Romagna l’acqua è carica di detriti quindi quell’acqua non andrebbe bene, riempirebbe i bacini di detriti. Quando abbiamo i fenomeni alluvionali le casse di espansione ci servono invece per proteggere i centri abitati dalla fuoriuscita delle acque dagli argini dei fiumi”.

“Certo che c’è il rischio che arrivi la siccità al nostro rubinetto – ha proseguito – è già capitato l’anno scorso, soprattutto per quei Paesi delle fasce collinari e pedemontane che hanno sorgenti superficiali, nelle zone di pianura in genere i pozzi arrivano fino a 200 metri e lì l’acqua c’è sempre stata e qualche caso lungo le coste: l’aumento del livello del mare e la diminuzione dei fiumi, provoca la salinizzazione delle acque, con l’Adriatico che è penetrato l’anno scorso per 40 km nelle acque del Po rendendo salmastre le acque di Rovigo, Ravenna…”. Infine sui pericoli di El Nino: “Riguarda tutto il pianeta, provoca una serie di fenomeni estremi nelle zona tropicale che a noi non riguarda, ma ne risentiamo del caldo. Prima c’era la Nina, l’oceano Pacifico freddo che compensava il riscaldamento globale, mentre adesso si accumula al riscaldamento globale quindi il 2024 potrebbe essere un’annata molto calda”.