Affidabilità, sicurezza, qualità distintiva, prestazione, unicità delle formulazioni, versatilità di utilizzo, sostenibilità. Per i consumatori sono queste le frecce all’arco dei prodotti dell’Industria di Marca. Un articolato e strutturato mix di fattori che consegna a questo comparto la leadership di mercato in Italia, certificata da una quota a valore del 68,4%, tra le più elevate in Europa. Il tutto, nonostante lo sviluppo dei discount e la forte spinta esercitata alla vendita delle privatedalla distribuzione moderna.



Sono queste le principali evidenze emerse da uno studio condotto a fine 2023 dalla società di ricerche Adacta International per Centromarca, che conferma come i prodotti dell’IDM siano considerati dal consumatore premianti da molteplici punti di vista. “È stata registrata una netta preferenza, rispetto alle altre referenze presenti sugli scaffali, in fatto di affidabilità e sicurezza – sottolinea Vittorio Cino, Direttore generale di Centromarca -. Ma a fare la differenza sono anche fattori come qualità distintiva, efficacia della prestazione e attenzione per la sostenibilità. Altri punti di forza ricorrenti sono eccellenza delle materie prime, esclusività di brevetti/formulazioni, competenza produttiva e ampiezza delle gamme. Nel percepito del consumatore, poi, la moderna Industria di marca è innovativa, crea nuovi mercati, investe sul territorio e progetta prodotti in sintonia con l’evoluzione delle esigenze delle famiglie”.



Il futuro, però, è tutt’altro che già scritto. E per continuare ad assolvere il ruolo di primo piano recitato finora, i brand dovranno fare attenzione alle proprie mosse. Un punto su cui i consumatori danno indicazioni precise. I risultati emersi da uno specifico affondo sul tema condotto sempre da Adacta International sulla scorta di 2.250 interviste, realizzate su un campione di uomini e donne, responsabili degli acquisti, di età compresa tra 18 e 60 anni, indicano che l’IDM farà innanzitutto bene a comunicare di più e meglio il valore intrinseco del prodotto: a suggerirlo è infatti il 79% degli interpellati. Gli italiani chiedono poi maggiore frequenza delle iniziative promozionali (79%) e una superiore versatilità di utilizzo dei prodotti (67%). Un dato, quest’ultimo, che apre la via a interessanti spunti per l’innovazione.



Ma non solo. Al centro delle aspettative dei nostri connazionali nei confronti dell’IDM c’è anche la sostenibilità. Sotto la lente ci sono in primo luogo gli aspetti legati alla attività industriale: il 74% del campione auspica infatti un maggior utilizzo di materie prime riciclate, il 73% la riduzione dei materiali usati per l’imballaggio. Il 72% vorrebbe poi che le confezioni assicurassero un sempre minore impatto ambientale e la stessa percentuale 72% reclama una riduzione degli sprechi.

Sul fronte della qualità, inoltre, gli intervistati sollecitano un ulteriore rafforzamento del percorso positivo che contraddistingue le produzioni dell’Industria di marca. In tal senso vanno le indicazioni per la costante riduzione dell’utilizzo di eventuali additivi (73% del campione) e dei consumi idrici (69%), il continuo miglioramento della qualità delle materie prime (71%), il consolidamento dell’italianità delle produzioni (70%), il controllo della filiera (70%), l’acquisizione di certificazioni di qualità (69%). Ma non mancano neppure indicazioni in merito agli aspetti salutistici: il 68% dei consumatori si aspetta il supporto dei brand per bilanciare meglio la propria dieta.

Va detto, però, che le attese degli italiani non si esauriscono al perimetro strettamente aziendale. All’IDM viene infatti chiesto anche di intensificare il supporto in campo sociale, sostenendo le comunità, generando opportunità di lavoro e formazione, prestando sempre maggiore attenzione ai produttori locali (70%), continuando a presidiare il benessere dei lavoratori (66%), le esigenze delle minoranze e dei soggetti disagiati (66%).

“Complessivamente dal nostro studio – sottolinea Luisa Vassanelli, Head of innovation di Adacta International – emerge un vantaggio netto dei prodotti dell’Industria di marca sulla concorrenza della marca del distributore in termini di valore percepito, innovazione, varietà, unicità, qualità, packaging. La sfida futura tra i prodotti presenti sugli scaffali si giocherà sicuramente sulla capacità di attualizzare questi elementi in modo distintivo e di dare consistenza all’etica comportamentale delle aziende”.

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