Il mercato immobiliare in Italia soffre gravemente sulla compravendita. Nonostante molte famiglie abbiano ammesso – durante la ricerca su Abitare 2024 condotta da Nomisma – di voler comprare la loro prima casa, le condizioni reali per poterlo fare sono quasi inesistenti.
Il Rapporto condotto da Nomisma, anche noto come “Abitare 2024” ha coinvolto milioni di famiglie, chiedendo loro il desiderio o meno di comprare casa in Italia. Oltre 3 milioni di loro ha confermato l’interesse, ma soltanto 980mila nuclei ne avrebbero realmente la possibilità.
Mercato immobiliare in Italia: rassegnati agli affitti
Il mercato immobiliare in Italia ne risente parecchio sulla compravendita e conseguenzialmente sugli affitti. Il 60% dei nuclei familiari interessati a comprare la loro prima casa è “obbligato” a dover restare in un immobile locato perché non ha le possibilità economiche per affrontare l’acquisto.
Trasferendo il 60% dalla potenziale vendita all’affitto, è facile immaginare per quale motivo in Italia si stia verificando un preoccupante caro affitti.
Soltanto una famiglia su tre ha le possibilità economiche (visti gli anticipi necessari da affrontare) e i requisiti idonei all’acquisto di un immobile. E ad aggravare il problema sono gli affitti brevi, sempre più preferiti rispetto a quelli al lungo termine.
Dalla ricerca Abitare di Nomisma si evidenza come solo l’11% di coloro che possiedono più proprietà immobiliari sono disposti ad affittare case nel medio e lungo periodo. E questo significa ridurre l’offerta con conseguente aumento dei canoni di locazione.
L’analisi “Abitare 2024” restituisce dei risultati chiari ed evidenti. Secondo Luca Dondi di Nomisma il problema è principalmente reddituale e lavorativo. Anche se quest’ultime condizioni camminano a braccetto, resta l’indecisione di impegnarsi in un mutuo a fronte di una condizione precaria.
Distaccandoci per un attimo dal mercato immobiliare in Italia, Nomisma contestualmente alla ricerca “Abitare 2024”, ha condotto un altro sondaggio in cui chiedeva ai proprietari di casa le loro intenzioni di ristrutturare gli immobili in un’ottica futura.
Questo è un altro problema causato dalla riduzione dei benefici fiscali in vista dello stop dei bonus edilizi. Con la nuova aliquota al 36% quasi 4 milioni di famiglie su 10 milioni sarebbero risposte a rinunciare agli interventi edilizi.