Giuliano Mignini, ex pm che indagò sul delitto di Perugia, torna sulla vicenda di Meredith Kercher attraverso una serie di dichiarazioni al settimanale Giallo in cui, come già esposto nel suo libro intitolato Caso Meredith Kercher. Una vicenda giudiziaria tra due continenti, ripercorre le tappe del caso sul filo di una considerazione personale che pesa come un macigno: “Meredith non ha avuto giustizia“. La condanna in via definitiva a carico di Rudy Guede, unico individuato quale responsabile dell’omicidio della studentessa inglese (avvenuto nella villetta di via della Pergola il 1° novembre 2007) in concorso con ignoti, sarebbe una risposta “monca” a tutti gli interrogativi che gravitano intorno alla storia.
Secondo l’ex magistrato, “il cerchio è rimasto aperto e non si è ricomposto“: il caso di Meredith Kercher, nonostante i 15 anni trascorsi e le sentenze, sarebbe ancora aperto a domande spinose e sinistre. Su tutte, quella sulla presenza di altre persone sulla scena del crimine. Mignini, che all’epoca sostenne l’accusa a carico di Amanda Knox e Raffaele Sollecito – definitivamente assolti dopo aver passato circa 4 anni in carcere -, avrebbe affidato al settimanale diretto da Andrea Biavardi alcune osservazioni sull’inchiesta e sull’esito giudiziario che avrebbe portato l’ivoriano Guede in cella per scontare 16 anni. L’ex pm avrebbe inoltre ribadito il suo punto di vista sull’assoluzione dei due ex fidanzati Knox e Sollecito.
Mignini, Meredith Kercher “senza giustizia”: le parole dell’ex pm del delitto di Perugia
Le parole dell‘ex pm Mignini al settimanale Giallo hanno un impatto notevole sulle cronache legate al caso di Meredith Kercher, sopratuttto perché fu tra i primi a indagare sulla vicenda della giovane studentessa inglese uccisa a Perugia nel 2007. All’epoca, Mignini sostenne l’accusa a carico di Amanda Knox e Raffaele Sollecito, un impianto accusatorio su cui ancora oggi non avrebbe cambiato idea, come ha dichiarato anche all’Ansa, e parlando dell’esito giudiziario che ha escluso le responsabilità dei due ex fidanzati si sarebbe espresso in questi termini: “È stata un’assoluzione con formula dubitativa. I due erano presenti con certezza sulla scena del delitto. Se erano presenti e non responsabili allora sono stati conniventi. Oppure vuol dire che c’era qualcun altro di cui non abbiamo trovato traccia“.
Il pensiero che la famiglia di Meredith Kercher ancora oggi non abbia avuto giustizia per l’omicidio della ragazza sarebbe per Mignini “assillante”. Pochi mesi fa, l’ex magistrato del delitto di Perugia avrebbe incontrato Amanda Knox, l’unica ad avergli “teso la mano” per un confronto dopo la conclusione della vicenda in sede giudiziaria: “Quello che ho sostenuto nel processo rimane – ha sottolineato Mignini a Giallo -. Posso però dire che questa ragazza mi ha colpito. Poteva non cercarmi, come successo altre volte nella mia carriera. Quando l’imputato viene assolto, non cerca mai il pubblico ministero… Ma già durante un convegno a Modena nel 2019 lei fece riferimento a me. Disse: ‘Sto pensando al mio pubblico ministero’ (…). Forse di lei l’opinione pubblica in passato si è fatta un’idea sbagliata. Entrambi però rimaniamo sulle nostre posizioni rispetto al delitto. Per me vale l’impianto accusatorio, mentre lei non accetta nemmeno la sentenza della Cassazione che la assolve. Dice che non era proprio in quella casa”.
La condanna di Rudy Guede per l’omicidio di Meredith Kercher
Per l’omicidio di Meredith Kercher, l’unico condannato – 16 anni di carcere in via definitiva ormai scontati – è stato l’ivoriano Rudy Guede. Da sempre dichiaratosi estraneo al delitto di Perugia, ha raccontato la sua versione anche in una intervista clamorosa del 2022 ai microfoni di Atlantide, programma condotto da Andrea Purgatori, sostenendo di non aver ucciso la studentessa e di essere finito nel mirino della giustizia senza aver commesso il fatto. Nel suo dirsi innocente, Guede ha riproposto i suoi dubbi sulla sentenza a suo carico, che ritiene un errore giudiziario senza precedenti: “Sarebbe stato giusto riaprire il processo e rivedere la mia posizione, perché passa questa strana immagine che io sia l’unico condannato e quindi anche il colpevole, ma non è così. Primo perché è la mia coscienza che me lo dice. Io sono stato condannato in corcorso con due soggetti che ora sono liberi (…). Condannato in concorso come concorrente minoritario, a questo punto mi sono battuto per dire ‘Scusate, se due soggetti sono liberi io cosa posso aver fatto?’ Purtroppo, una volta che la Cassazione ha messo fine a questo discorso, ci vorrebbe che i due soggetti confessassero quello che hanno fatto“.
La percezione di qualcosa di incompiuto nel cammino verso la piena verità sulla morte di Meredith Kercher risuona nelle parole dell’ex pm Mignini a Giallo, in cui non manca un pensiero per la famiglia della vittima: “Quello che mi assilla è che non ha ottenuto giustizia. È stata uccisa lontano da casa e lontano dai suoi familiari. Questa storia non può essere dimenticata, perché il danno che l’ordinamento ha subìto dall’ultima decisione è irreparabile e ci tormenterà e mi tormenterà negli anni. Il caso è rimasto aperto“.