A 15 anni dalla morte di Meredith Kercher, la sorella Stephanie non si dà pace per i troppi interrogativi aperti. Vorrebbe che il caso venisse riaperto per cercare i responsabili dell’omicidio, oltre a Rudy Guede. Infatti, non capisce il motivo per il quale sia stato condannato come responsabile “in concorso”, ma non siano stati individuati gli altri. Non comprende neppure perché sia stato condannato a 16 anni e sia uscito prima. “Il passare del tempo non attenua niente e rimane in me un profondo senso di delusione perché il ragionamento dei giudici non coincide con l’esito del processo. La sentenza di condanna di Guede diceva che lui era coinvolto nell’omicidio assieme ad altri ma dove sono gli altri? Nella conclusione di questo processo io vedo molte domande senza risposte“, afferma Stephanie Kercher al Corriere della Sera.
Nell’intervista ha parlato anche di Amanda Knox e Raffaele Sollecito, assolti definitivamente: “Diciamo che avrei apprezzato di più se per il 15esimo anniversario della morte di Mez l’attenzione dei media si fosse concentrata sul ricordo di lei“. La sorella di Meredith non si sbilancia sulla versione che Rudy Guede continua a ribadire: “Se dice la verità? La risposta a questa domanda doveva arrivare dal sistema giudiziario italiano che, come ho già detto, invece ha lasciato aperti molti interrogativi“.
LA SORELLA DI MEREDITH KERCHER “IL DOLORE RIMANE…”
Ripensando alla sorella, Stephanie Kercher, rimasta da sola a combattere per la verità dopo che i suoi genitori sono morti, al Corriere della Sera ha spiegato che il primo ricordo di Meredith è il suo sorriso. “Una cosa memorabile. Ed è contagioso quando guardo le sue fotografie“. La ricorda come una sorella “molto divertente, intelligente e premurosa con gli amici e con la famiglia, specialmente con mia madre“. Chiudere gli occhi è un modo per vederla e sentirla: “Il vuoto che ha lasciato non potrà mai essere colmato. il dolore rimane anche se passa il tempo. Ci sarà sempre posto per lei nei miei pensieri e nel mio cuore“. Meredith Kercher era interessata all’italiano, alla politica e alla scrittura. “Sono certa che la sua vita avrebbe avuto un grande impatto nel mondo“. Ora Stephanie non può far altro che custodire una “scatola della memoria“, dove hanno messo tutto ciò che può ricordarla, anche se è doloroso. “La durata stessa del processo è stata una ferita che ha reso più difficile elaborare il lutto. Assistere alle udienze è stata ogni volta una sofferenza, e soprattutto per i miei genitori è stata durissima“.