Con la telefonata alla Cancelliera Angela Merkel in vista dell’inizio di semestre tedesco alla guida Ue, il Premier Giuseppe Conte intendeva anche mettere un dialogo ben più proficuo sul tema Recovery Fund dopo il botta e risposta della scorsa settimana in cui la n.1 del Governo di Berlino aveva redarguito l’Italia per la mancata adesione agli aiuti Ue (vedi Mes). Ecco, non è andata pare come avrebbe desiderato il Presidente del Consiglio e secondo il Dagoreport di giornata (fornito dal portale “Dagospia”) il senso del discorso fatto da Angela Merkel nel colloquio telefonico era più o meno il seguente: «Siete già pesantemente indebitati, volete approvare un altro scostamento di bilancio, state facendo pressioni sulla Commissione europea di Ursula affinché il Recovery Fund venga approvato entro luglio. Io stessa mi sto battendo per vincere le ultime resistenze dei paesi “frugali” ma voi, non solo non avete presentato un serio piano di riforme, ma preferite indebitarvi a tassi tra l’1,5 e il 2% che prendere i 36 miliardi del Mes praticamente a tasso zero». Non solo, sempre secondo Dagospia, la Merkel avrebbe aggiunto una sua considerazione personale sul piano di ammortizzatori sociali messi in campo dal Governo Conte: «avete prorogato la cassa integrazione e il blocco dei licenziamenti fino al 31 dicembre. Bene, cosa farete dal primo gennaio 2021? dove troverete i soldi?».
TRA PD-M5S E MES, IL CAOS NEL GOVERNO
Insomma, seppur la Germania appoggi il piano di massima politica espansiva in aiuto dei Paesi più colpiti dal Covid-19 con il Recovery Fund, finora non sembra esser stata convinta dal piano di rilancio “abbozzato” da Conte dopo gli Stati Generali: il vero problema è la mancanza di una maggioranza compatta praticamente su tutti i punti caldi, dal Mes al Decreto Semplificazioni, dalla “manovrina” per rifinanziare gli ammortizzatori sociali fino al Recovery Fund, la Tav e il nodo Autostrade. Dopo la proposta abbozzata di taglio Iva, i partiti di Governo hanno “stroncato” l’uscita di Conte e così pure il finto-condono inserito nel Dl Semplificazione, con una “vocina” giunta ai giornali che ha poi di fatto costretto allo stralcio quasi immediato: la situazione è tutt’altro che semplice e le tempistiche che si allungano su tutti i dossier sono solo una riprova di questa forte difficoltà del Presidente del Consiglio a tenere assieme i “cocci” del Governo.