In una lunga intervista a Repubblica il segretario generale del Fondo Salva-Stati, il “famigerato” Mes, ribadisce che se l’Italia userà il prestito da 37 miliardi per le spese sanitarie «non avrà né clausole né austerity». È italiano, si chiama Nicola Giammarioli e dal settembre 2019 è di fatto il n.2 del contestato istituto guidato da Klaus Regling: «Alle attuali condizioni di mercato, i tassi di interesse sono negativi. Quindi non solo l’Italia non pagherebbe alcun costo aggiuntivo, ma si troverebbe a rimborsare una cifra inferiore a quella ricevuta», spiega il funzionario europeo nel difendere tanto la bontà del Mes quanto la convenienza del Fondo già “approvato” dall’Unione Europea e che vede la maggioranza di Governo italiano divisa sull’adesione vera e propria.



«Su questa base oggi l’Italia risparmierebbe 500 milioni all’anno, ovvero 5 miliardi nei 10 anni coperti dalle nostre linee di credito. Sono soldi che potrebbero essere impiegati per finanziare altre politiche a beneficio dei cittadini», spiega ancora Giammarioli a Rep, ribadendo poi come non si tratti del salvataggio troika come avvenuto con la Grecia anni fa «Non si tratta di un salvataggio come quelli del passato, non è un soccorso lanciato durante una crisi finanziaria o per rimediare a scelte sbagliate di un governo. Si tratta di una linea di credito studiata per rispondere alla pandemia, fenomeno del quale nessuno ha colpa». In maniera ancora più netta, il n.2 Mes conclude spiegando «Dobbiamo essere molto chiari: con le nuove linee di credito il Meccanismo non può imporre alcun genere di condizionalità ex post, austerity, troika, taglio delle pensioni o del settore pubblico. Siamo in un altro campo da gioco rispetto al passato: l’unica condizione da soddisfare è che i soldi siano usati per la sanità».



LA REPLICA (DURISSIMA) DI BAGNAI

La replica di giornata arriva dal senatore della Lega Alberto Bagnai, non da oggi assai critico nei confronti dell’Europa prima di Juncker e oggi di Von der Leyen, che non crede alle “promesse” di Giammarioli: «Su Repubblica l’oste Giammarioli ci dice che il vino del MES è buono perché questa volta non verrà aggiunto il metanolo della troika», spiega il responsabile economico scelto da Salvini pochi giorni fa. «Purtroppo le promesse fatte sui giornali dal segretario di un’istituzione che trae dai guadagni sui prestiti erogati i lauti stipendi del suo staff lasciano il tempo che trovano. In politica non contano le promesse, contano trattati e regolamenti, che non sono stati cambiati. Se l’UE è in buona fede, si adoperi per emendare il cosiddetto “two pack”, eliminando la possibilità per il Consiglio di proporre un “programma di aggiustamento” (cioè tagli) ai paesi la cui situazione economica peggiori», contesta ancora Bagnai sul piano strutturale del Meccanismo Europeo di Stabilità.



I punti su cui intervenire secondo la Lega e parte dei partiti conservatori europei sono “noti” secondo il senatore: «in particolare, l’art. 3 comma 7 del Regolamento 472/2013. Non lo chiede solo la Lega: si sono espressi in questo senso illustri giuristi. Se veramente c’è la volontà politica, lo si può fare rapidamente. Se non lo si fa, vuol dire che la volontà politica manca, cioè che gli impegni politici presi da Gentiloni e Dombrovskis nella loro lettera del 7 maggio scorso sono scritti sulla sabbia. Lascia sgomento». La tesi della Lega è che non vi sono al momento garanzie sul fatto che i trattati del Mes non possano variare nei prossimi mesi/anni: «niente assicura che questi documenti, mai passati da un organo legislativo, abbiano un valore vincolante, né ora, né fra dieci anni. Aggiungo che i toni da imbonitore con cui l’operazione MES viene proposta da persone in evidente conflitto di interessi sono tutt’altro che rassicuranti».