Dopo il voto con cui la Camera ha bocciato la ratifica della riforma del trattato del Mes del 21 dicembre, non si placano le polemiche. Come scrive Giuseppe Liturri sulla Verità, l’Eurogruppo ha riacceso gli animi nonostante in questi giorni l’Italia “abbia collocato agevolmente a tassi decrescenti 28.2 miliardi di titoli di Stato”. Lo spread è tornato intorno a 155 ma questo non è bastato. L’Italia dispone di un certo flusso di entrate rilevante e in crescita, ma nonostante ciò non mancano le critiche dopo la bocciatura del Mes. 



In questo scenario, però, su vari quotidiani non mancano i riferimenti al Meccanismo europeo di stabilità. Repubblica, ad esempio, ha parlato di un Giancarlo Giorgetti sotto processo a Bruxelles e di una Ue intenta a studiare un piano B. Il presidente Paschal Donohoe ha fatto notare che “se l’Europa dovesse affrontare una difficoltà finanziaria seria in una banca, ci mancherebbe uno strumento veramente importante che aiuterebbe a proteggere i contribuenti, le famiglie e le piccole imprese dal costo”. Il direttore generale Pierre Gramegna irebbe invece espresso rammarico perché si è “sprecata un’opportunità per rafforzare l’Unione bancaria”.



Mes “sopravvalutato” per efficacia e necessità

La mancanza del prestito del Mes al Fondo di risoluzione unico per la gestione dei dissesti bancari ha fatto discutere e continua a far parlare all’interno dell’Ue. Come ricostruisce La Verità, quello che emerge dalle varie dichiarazioni di politici ed economisti è che l’Eurozona “sia stata privata di ‘un’arma decisiva’ a causa della scelta ‘inconcepibile’ dell’Italia”. Secondo Milano Finanza, inoltre, sarebbe pronta una ritorsione contro l’Italia, alla quale verrebbe negata l’Autorità antiriciclaggio. Giorgetti ne è convinto: “Ce la faranno pagare”, come affermato in più di un’occasione.



“A Gramegna vorremmo far notare” scrive Liturri – “che il prestito del Mes è solo un insignificante arnese in fondo alla cassetta degli attrezzi e dovrebbe invece dolersi della mancanza del terzo pilastro che è l’assicurazione comune sui depositi”. Il primo pilastro sarebbe la Vigilanza unica e il secondo il Comitato di risoluzione unico con il Srf. “Il terzo sarebbe sepolto in un cassetto almeno dal 2019”. Il Ceo di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, ha messo una pietra sopra al Mes, definendolo “sopravvalutato” dal punto di vista dell’efficacia e della necessità di utilizzo.