Da quando l’emergenza coronavirus è scoppiata e l’Europa s’è desta – per usare una frase della presidente Ursula von der Leyen – il dibattito politico nostrano si è impantanato sulle condizioni – vere, presunte, stringenti, irripetibili, a seconda del politico di turno – che l’attivazione del Mes avrebbe comportato. La domanda delle domande era la seguente: quanto ci “costa”, politicamente ed economicamente, prendere in prestito circa 40 miliardi di euro dall’Europa? Ciò che è stato chiaro fin dall’inizio della discussione è che una sola condizione veniva imposta dall’alto: che i soldi venissero usati per spese sanitarie dirette e indirette. Un modo per giustificare, anche agli occhi dei sempre chiamati in causa “Frugali”, il via libera ad una linea di credito pari al 2% del PIL. Tradotto: mica noccioline. Anche in questo senso bisogna leggere il “richiamo” di Angela Merkel – con successiva replica stizzita di Giuseppe Conte – sul mancato utilizzo del Mes: “Non lo abbiamo attivato perché rimanga inutilizzato“, ha detto la cancelliera alla stampa tedesca. Una frase sibillina che, da una parte, ha suscitato le consuete rimostranze di chi chiede il rispetto della sovranità italica, dall’altra ha alimentato i sospetti che qualcosa di oscuro si celi dietro la volontà germanica di consigliare l’attivazione del Mes. E poi c’è un’altra categoria, forse minoritaria ma comunque degna di nota, che ad oggi ancora si domanda titubante: ma perché l’Italia non ha ancora preso questi 40 miliardi?



MES, 40 MILIARDI DI MOTIVI PER DIRE SI

La risposta più immediata al quesito è che i veti del MoVimento 5 Stelle alla proposta hanno finora bloccato un governo che altrimenti avrebbe già intascato i soldi provenienti dal Mes. Ma può una questione ideologica – i grillini su questo tema sono schiacciati su posizioni simili a quelle di Lega e Fratelli d’Italia – inquinare il dibattito sull’utilità del Mes? Ed è lecito dire che il Meccanismo Europeo di Stabilità sia svantaggioso per l’Italia o che – addirittura – ne mini la sovranità? Leggendo le condizioni tracciate dall’Eurogruppo di aprile ci si accorge che il Mes non prevede neanche la temutissima “sorveglianza rafforzata” dei rappresentanti di Commissione Ue, Bce e Fondo Monetario Internazionale. Nessuna Troika, per esser chiari una volta per tutte. Certo, questi soldi andranno prima o poi restituiti – sempre di prestito si tratta – ma il fatto che vi sia un tasso d’interesse negativo nel caso di una scadenza a sette anni fa sì che l’Italia debba addirittura restituire meno di quanto ha ricevuto. Nel caso di una scadenza a dieci anni, invece, il tasso sarebbe praticamente pari a zero (0,08%). Chi sostiene che sarebbe più facile cercare di collocare sul mercato i titoli di Stato italiani non dice – come sottolineato da Federico Fubini sul Corriere della Sera – che ai rendimenti attuali, col Mes, l’Italia si ritroverebbe a risparmiare 4,8 miliardi. Sono soldi che il governo in carica e quelli futuri potrebbero investire come meglio credono: scuola, formazione, sanità, grandi opere, infrastrutture. O, vista da un’altra prospettiva, soldi che gli italiani potrebbero depennare dal loro mostruoso debito. Sembrano esserci diversi miliardi di motivi per dire sì al Mes: 4.8 tenendoci bassi, esagerando una quarantina. Fate voi…

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