Il Consiglio Ue di domani si annuncia da un lato “infuocato” anche se dall’altro le ultime mosse arrivate da Italia, Spagna e Germania sembrano “preannunciare” una soluzione complessiva che farebbe scattare il primo pacchetto da 540 miliardi di euro già dal mese di maggio: domani alle ore 15 i leader Ue si ritroveranno in videoconferenza e tra una lotta sul Mes “light” e una bocciatura degli eurobond (ormai temi che sembrano già decisi prima del Consiglio Ue) si fa largo il vero punto di novità dei trattati Ue, ovvero un Fondo europeo per la ripresa dopo il coronavirus che possa aumentare il piano economico finora molto “scarno” della Commissione Ue. Al momento le proposte sul tavolo del Consiglio Ue sono due, una della Germania e l’altra della Spagna (su sponda italiana): Merkel e Von der Leyen stano mettendo a punto un Fondo che vada oltre il Recovery Fund francese, finanziato da maggiori contributi di ciascuno stato al bilancio dell’Unione Europea «che possa emettere titoli e raccogliere soldi sui mercati per poi prestarli ai paesi più in difficoltà», anticipa Il Post.
La proposta del Governo Sanchez invece prevede sempre un Fondo che abbia però decisamente maggior potenza di fuoco economica (1500 miliardi almeno) e che possa contrarre un «debito perenne per emettere titoli comunitari», come spiegano da Madrid. Come ben spiega l’Ansa, su questo Fondo i soldi vengono erogati senza chiedere ai Paesi di restituirli e gli interessi sui nuovi titoli comunitari verrebbero pagati attraverso tasse “europee”. Da ultimo, ci sono le parole di ieri del Premier Conte nell’informativa in Parlamento che prevede un Recovery Bond molto vicino alla sponda spagnola e fondato sull’articolo 122.2 del Trattato europeo: «European Pandemic Support Scheme (EPSS), ovvero strumento temporaneo attraverso cui la Commissione, con una garanzia implicita del bilancio Ue, prende a prestito nei mercati finanziari per finanziare prestiti back-to-back agli Stati membri».
“NON SI DECIDE SUL RECOVERY FUND”
«No Recovery Fund e eurobond»: fonti Ue contattate dall’Ansa fanno ben capire che il prossimo Consiglio Ue del 23 aprile prossimo, dove si dovrà decidere sugli aiuti immediati da far partire contro l’emergenza coronavitus, non sorriderà alle intenzioni dell’Italia: «La riunione in videoconferenza del Consiglio europeo di giovedì dovrà appoggiare la decisione presa dall’Eurogruppo su un piano per la ripresa da 540 miliardi di euro, ma non darà tutte risposte sui numeri del prossimo bilancio Ue o su quali strumenti innovativi saranno messi in campo per dare una risposta».
Tradotto, tanto il Recovery Fund proposto dalla Francia quanto gli stessi eurobond richiesti dal Governo Conte, «non è un processo in corso e tali strumenti non saranno discussi in questo vertice», confermano le fonti vicine alla Commissione Europea. Infine, spiegano gli “spifferi” da Bruxelles, «Questo è il quarto vertice dei leader in videoconferenza, e sicuramente non sarà l’ultimo. La decisione dell’Eurogruppo è stata un passo avanti enorme per tutti, e c’è bisogno di appoggiarla politicamente il prima possibile».
CONSIGLIO UE, COSA FARÀ L’ITALIA SUL MES?
Il problema per l’Italia è che proprio nell’Eurogruppo era stato detto che nel Consiglio Ue si sarebbe poi posto il vero accento sugli strumenti per cui ancora non c’era accordo integrale: gli eurobond voluti da Italia e Spagna e il “sostitutivo” Recovery Fund lanciato dalla Francia, su sponda tedesca, avrebbero dovuto trattarsi con i leader Ue nel Consiglio straordinario. Ma questo avrebbe voluto dire, stante la distanza ancora fortissima tra Paesi del Nord e del Sud Europa, un nuovo scontro e un ritardo nel via libera al pacchetto da 540 miliardi varato in Eurogruppo (Mes light, investimenti Bei e fondo Sure per la cassa integrazione Ue).
E così se ne riparlerà a data da destinarsi: ma a questo punto resta il rebus della posizione che prenderà l’Italia, con il Premier Conte che oggi in Parlamento darà la sua informativa circa il sostanziale no al vecchio Mes e “nì” sulle promesse di non condizionalità ribadite dal direttore del Mes Regling. Nell’attesa degli sviluppi, ha parlato nell’area blog del fondo salva-Stati il segretario del Meccanismo Europeo di Stabilità, l’italiano Nicola Giammarioli: «L’unico requisito per accedere alla linea di credito del Meccanismo europeo di stabilità è l’impegno a utilizzare i soldi per pagare i costi dell’assistenza sanitaria diretta e indiretta, la cura e la prevenzione in questa crisi – in altre parole, per salvare vite europee e superare la grave minaccia alla salute pubblica».
Sempre il segretario del Mes ribadisce come nell’accordo trovato in Eurogruppo, i ministri delle finanze hanno chiesto al Mes di concedere una linea di credito «di sostegno alla crisi pandemica pari al 2% del pil dei membri. Ciò corrisponde a circa 240 miliardi di euro per tutti i 19 paesi dell’euro. Questa linea di credito e’ adattata alla crisi della corona e sarà attivata, su richiesta, a condizioni standardizzate definite in anticipo».
TIMMERMANS “ITALIA, ACCETTA IL MES!”
I preparativi e le “strategie” in vista del Consiglio Ue si stanno limando, con la Francia e la Spagna che tentano di riallineassi per non rimanere “tagliati” fuori come l’Italia dalla posizione di muro contro muro sul fronte eurobond. Da qui il possibile “ok” di Macron ad un Recovery Fund in essere solo nei prossimi mesi e la sostanziale firma finale sul pacchetto da 540 miliardo con dentro l’ok al Mes “light” proposto dalla Germania. In una intervista a Repubblica stamattina, il Vicepresidente esecutivo della Commissione europea, Frans Timmermans arriva ad “implorare” l’Italia e Conte di accettare il pacchetto a “3 punte” spiegando che non si tratta di una fregatura come invece continuano a ribadire le opposizioni in Italia (meno Forza Italia) e parte del Governo, ovvero il M5s.
«Se guardo alla pressione sul sistema sanitario i soldi messi sul tavolo senza condizioni dal MES possono essere utili per aiutare i veri eroi di questa crisi, dottori e infermieri. Non usarli sarebbe un peccato»; per l’Italia si può sperare fino ad un massimo di 36 miliardi (secondo le regole imposte sul Pil dei Paesi Ue), con Timmermans che ribadisce «Il Mes senza condizionalità in questa situazione è un buono strumento ma nessuno può credere che sia sufficiente per uscire dalla crisi. Non possiamo permettere che il debito pregresso e la posizione sui mercati condizionino la capacita’ di risposta alla crisi di un Paese».