MES, DI MAIO E I CONTATTI CON IL M5S: ESPLODE IL CASO NEI 5STELLE

Come un indiscrezione rischia di aprire un nuovo scontro all’interno del Movimento 5Stelle: potrebbe intitolarsi così la ricostruzione della “strana” vicenda occorsa nelle ultime 24 ore in casa M5s dopo lo scoop di Lorenzo De Cicco su “La Repubblica” che riportava di contatti telefonici tra un alto esponente grillino e l’ex leader Luigi Di Maio, in merito alle accuse lanciate in Parlamento dalla Premier Giorgia Meloni sull’ormai celebre “fax-gate” legato alla riforma del MES. Rapidamente, lo scorso 13 dicembre la leader FdI in Aula – prima ancora della mancata ratifica del Parlamento sulla riforma del Meccanismo Europeo di Stabilità avvenuta il 21 dicembre scorso (con voto decisivo contrario di FdI, Lega e M5s) – accusò il Movimento 5Stelle e l’allora Governo Conte di aver firmato la riforma del MES in Europa contro mandato parlamentare e nei giorni della crisi di Governo che portò poi Mario Draghi a Palazzo Chigi.



Secondo “Rep”, negli scorsi giorni un alto dirigente dei 5Stelle molto vicino a Giuseppe Conte avrebbe chiamato l’ex capo politico del Movimento con l’obiettivo di trovare una “sponda” da Di Maio sul tema Mes e sul famoso fax col quale l’allora Ministro degli Esteri grillino avvisò l’ambasciatore italiano della firma all’Eurogruppo sulla riforma del MES. Fibrillazioni, scontri politici interni e ora pure tutto spiattellato sulle agenzie dopo lo “scoop” di “Rep”: in primis a reagire sono state fonti qualificate M5s all’Adnkronos che puntano a smentire la ricostruzione sulla telefonata a Di Maio. «Non ci risulta nessuna telefonata», spiegano dai 5Stelle, «Il lavoro sul dossier Mes è stato portato avanti alla luce del sole a partire dal dibattito parlamentare, questi fatti hanno smascherato le menzogne di Meloni in Parlamento». Insomma, dopo un anno e mezzo di gelo tra Conte e Di Maio dopo la rottura prima delle Elezioni 2022 – che portò alla formazione di Impegno Civico, poi dissolto con la nomina dell’ex Ministro a Rappresentante speciale Ue per la Regione del Golfo – la telefonata presunta per trovare una “sponda” a seguito delle bacchettate ricevute dalla Premier Meloni in Parlamento, parrebbe non esistere. Ma il condizionale lo usiamo ed è d’obbligo visto quanto successo in questo convulso giorno di Santo Stefano politico.



CONTE SMENTISCE (DOPO GLI ATTACCHI A REPUBBLICA), DI MAIO LO ‘STANA’: TUTTE LE REAZIONI SUL CASO MES-FAX

Contattato dall’ANSA per dire la sua sulle rivelazioni di “Repubblica” circa la presunta telefonata con Di Maio, il leader e capo politico M5s smentisce su tutta la linea: «onestamente, non mi risulta nessuna telefonata». È lo stesso Giuseppe Conte a voler però chiarire come ad oggi «il Movimento non cerca nessuna sponda e non ha bisogno di nessuna prova testimoniale per la semplice ragione che gli atti compiuti, a partire dal confronto parlamentare, sono tutti corredati da puntuali prove documentali. E questi documenti inchiodano Meloni dimostrando che ha mentito al Paese». Conte fa riferimento alle date che non collimano tra quanto detto da Meloni in Aula sull’apertura della crisi di Governo e la firma del Conte-2 alla riforma MES, anche se resta quel dossier affrontato in un momento politico dove la maggioranza era tutt’altro che solida e un mandato parlamentare teso a non votare quello schema di riforma.



Al netto però della smentita di Conte su questa bizzarra seconda parte del “Fax-gate”, sono le parole di Luigi Di Maio a scompaginare ulteriormente la già intricata matassa politica a 5 Stelle: «Se mi cercano ex colleghi del M5s? Non è una polemica che mi riguarda. Chi mi ha chiamato nei giorni delle dichiarazioni in Aula della premier Meloni sul Mes, è libero di dirlo se vuole», così spiega l’ex Ministro degli Esteri sempre all’ANSA, di fatto smentendo il suo ex capo politico Giuseppe Conte. Ribadendo la sua posizione a favore del Mes, Di Maio ha poi aggiunto «Non ho nessuna intenzione di farmi trascinare in giochetti politici. Voglio precisare che ho saputo della richiesta di un giurì d’onore dalla stampa come ogni altro cittadino italiano». Le schermaglie non si fermano però qui dato che sempre da “La Repubblica” un articolo a firma di Stefano Cappellini, che mirava a contestare la posizione ambigua del M5s sul MES, ha portato ad una livorosa e durissima lettera inviata al quotidiano romano con firma Giuseppe Conte. «Dalle colonne di Repubblica è tornato a puntare forte il dito contro di me e il Movimento 5 Stelle Stefano Cappellini, con un articolo dal titolo “Hanno tutti ragione. Il pandoro di Conte, che si oppone alla destra perché non è abbastanza destra”. Cappellini da anni si ingegna, con la posa sussiegosa di un guru della gauche caviar, a dettare la linea politica al Pd», scrive l’ex Premier piccato contro la posizione del quotidiano. Immediate, anche da sinistra, le reazioni indignate contro Conte e in difesa di Cappellini e della libertà di stampa ed espressione che va sempre tutelata: «Vedere un leader politico che attacca frontalmente un giornalista non è mai uno spettacolo decoroso. L’ho detto a voce alta quando sono state le destre a farlo e lo ripeto con la stessa determinazione ora che Conte dimostra di avere lo stesso stile e le stesse cattive abitudini – scrive su X Pina Picierno, vice presidente Pd dell’Eurocamera – A Stefano Cappellini e alla redazione di Repubblica la mia solidarietà».