CAOS MES, LA VERSIONE DI DI MAIO: “MELONI MENTE SUL FAX, ERO IN CARICA QUANDO HO FIRMATO”
La versione di Luigi Di Maio contro l’attacco di Giorgia Meloni, tra Mes, fax e Ue. Forse non ne sentivamo un gran bisogno ma da qualche giorno aleggia sulla politica italiana – mentre i grandi d’Europa sono riuniti in un complicatissimo Consiglio Ue su tanti dossier aperti – un nuovo “scandalo”, il cosiddetto “Fax-gate sul Mes”. Tutto nasce – come abbiamo raccontato nel dettaglio qui – quando lo scorso 13 dicembre la Premier Giorgia Meloni nelle sue Comunicazioni alla Camera si presenta con un fax dove viene riportata la comunicazione tra l’allora Ministro degli Esteri Luigi Di Maio e l’ambasciatore della Farnesina Massari. Il concetto è semplice: la decisione del Governo Conte, comunicata da Di Maio, sulla firma alla riforma del nuovo Mes (Meccanismo Europeo di Stabilità) avvenne contro mandato parlamentare (anche se vi fu una votazione nel 2020 non risolutiva, ndr) e, stando alle parole della Presidente del Consiglio attuale, «in pieno Governo Conte dimissionario con il favore delle tenebre».
Intervistato giovedì sera da “Piazzapulita” torna a parlare Luigi Di Maio, dopo il ritiro dalla politica in Italia passato ora al ruolo di rappresentante speciale dell’Unione europea per la Regione del Golfo: «In questi ultimo anno spesso ho sostenuto questo presidente del Consiglio e su alcune scelte mi sono anche ricreduto come italiano», sottolinea come premessa l’ex leader M5s e fondatore di “Insieme per il Futuro” (poi confluito in “Impegno Civico”): «Ieri (mercoledì, ndr) la presidente Meloni ha deciso di esibire un documento in Aula, sostanzialmente ha messo in dubbio l’onore con cui ho ricoperto l’incarico». Secondo Di Maio, Meloni ha detto una cosa vera e una bugia: «dice due cose: una vera, l’altra falsa. Il governo Conte ha votato la ratifica del Mes- lo ha fatto all’Eurogruppo, in Parlamento, all’Eurosummit – poteva non farlo? Sì, ma ha deciso che non era una minaccia per l’Italia. La stessa cosa può fare Meloni». Ciò che però direbbe di falso, attacca l’ex grillino, è che quel trattato sul Mes sia stato firmato con un mandato ad un ambasciatore mentre non si trovava nel pieno dei poteri essendo in crisi di Governo.
DI MAIO VS MELONI, MA BORGHI ‘STANA’ L’EX LEADER M5S: COS’È SUCCESSO
«Quel documento che lei ha mostrato in Aula al Senato porta la data del 20 gennaio 2021, il governo Conte è caduto il 26»: Di Maio contesta dunque la base dell’accusa di Meloni contro il Governo giallorosso, ovvero la firma del Mes mentre erano già state presentate le dimissioni del Premier Giuseppe Conte davanti al Capo dello Stato. Come segnalammo anche noi nella ricostruzione lo scorso mercoledì, l’errore della Premier si riferisce alle date ma non al contenuto, in quanto è vero che il Governo Conte era ancora in piedi quando venne spedito quel fax, ma è altrettanto vero che la crisi di Governo era aperta da settimane con lo “strappo” di Renzi e il voto previsto in Parlamento che avrebbe poi portato il 26 gennaio alle dimissioni formali.
«Quando ho firmato quell’atto il governo era nel pieno dei suoi poteri», continua Di Maio mostrando poi un suo documento precedente, risalente a fine novembre 2020, in cui si evince l’ok dell’Italia al Mes: «Un mese prima si era già deciso tutto, all’Eurogruppo. Io sono abituato agli attacchi, ma dire che anche degli ambasciatori siano complici di un complotto non è giusto né istituzionale». Concludendo la sua versione, Luigi Di Maio ricorda come su quel trattato sia stato approvato “alla chetichella” dall’allora esecutivo, «io ricordo le fibrillazioni che scossero in particolare uno dei partiti di maggioranza»; qui non lo dice espressamente ma è molto chiaro il riferimento, con velata critica, al “suo” Movimento 5Stelle.
Fax-gate finito? Neanche per sogno, c’è un’altra “puntata” svelata su X-Twitter dal senatore della Lega Claudio Borghi, notoriamente contrario allo strumento del Mes già prima delle Elezioni. «Grazie Di Maio!!! Il documento che hai rivelato indica ancora una volta in modo inequivocabile come alla base della firma del Mes ci fosse l’intesa siglata da Gualtieri (allora Ministro dell’Economia, ndr) contro mandato. A questo punto il Procuratore di Roma di cos’altro ha bisogno per rinviarlo a giudizio?». Negli scorsi giorni infatti Borghi ha presentato denuncia contro l’attuale sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, per presunta “infedeltà in affari di Stato”. Nel testo della denuncia, si legge qui sotto, si va oltre l’equivoco sul fax e sulla data: «nessuna autorizzazione di nessun tipo. L’assenso al testo del Mes (da lui confessato) fu dato del tutto contro mandato». In attesa di capire che fine farà la ratifica richiesta dalla Ue all’Italia per la riforma del nuovo Mes, il “fax-gate” rischia di allungare ulteriormente i tempi in merito ad un definitivo “Sì” o “No” del Governo.