Diciamolo a chiare lettere e fuor di polemica: il “nuovo” Mes è peggio del vecchio e unito alla Direttiva Ue “green” sulle case, ancora in bozza, potrà diventare (insieme all’astruso e iniquo Patto di stabilità) una morsa che porterebbe l’Italia a boccheggiare. Spieghiamone i dettagli.



Iniziamo dal nuovo Mes: questo strumento di fatto è pensato per ingabbiare l’Italia, facendo trasferire il debito pubblico (che è per due terzi in mano ai risparmiatori italiani, forti di ben 9.800 miliardi di euro di patrimonio) presso la Bce a un ente esterno che si comporta solo come un freddo ristrutturatore dei debiti.



Le bolle economiche

Dal 2000 abbiamo vissuto due bolle immobiliari che si sono trasformate in bolle economiche, i prezzi delle case raggiunsero livelli di accessibilità mai visti prima negli Stati Uniti. Questa morsa è avvenuta a causa di politiche volte a prestiti dall’erogazione spesso scoperta e a tassi di interesse artificialmente bassi che hanno spinto individui finanziariamente instabili ad acquistare case che non potevano permettersi. L’insolvenza generò crisi economiche, si arrivò a pignoramenti, l’Ue non seppe arginare il problema e visto che era esposta a livello privato (i famosi titoli tossici) pensò bene di risolvere la questione imponendo regole aziendali agli Stati, che si indebitano (come nel caso greco) proprio con quelle banche tedesche e francesi proposte ad Atene per “supportare” i propri cittadini e le Olimpiadi, un pacchetto di sogni “a debito”, privato però. Per non far fallire le banche franco-tedesche, nell’Ue pensarono bene di far fallire la Grecia.



Dieci anni di narrazione contro l’Italia

L’Italia, grazie a Enrico Mattei, entrò nel club dei Paesi economicamente più importanti al mondo. Questo scatto ci fece approdare nel G7 e stare stabilmente tra le prime dieci economie mondiali. Lo strapotere politico di Berlino e Parigi nel 2011 non diede la tanto sperata spallata al Belpaese, già incastrato nella morsa europea che portò a privatizzazioni dannose se non inutili e a delocalizzazioni tossiche per la nostra produzione di qualità. Nonostante tutto il Paese resse, pur spesso messo vicino ai greci (Pil delle Marche) e inferiore alla Spagna (nemmeno tra le prime venti economie mondiali) non crollò, nessun prestito dall’Ue che anzi fu ancora una volta finanziata dalle tasse degli italiani. Il debito pubblico non fu mai un problema per i titoli di Stato, JP Morgan lo affermò per tutto il decennio. Il patrimonio da quasi 10mila miliardi degli italiani unito ad asset solidi, un disavanzo primario notevole e una riserva d’oro quarta al mondo mise il Paese al sicuro, nonostante le scellerate ricette economiche neoliberiste applicate perfino da forze progressiste. Politiche che non erosero la nostra manifattura, ancora saldamente seconda in Europa e sesta al mondo.

L’attacco al patrimonio immobiliare italiano

La bozza della Direttiva Ue che mette mano alle classi energetiche delle case non è altro che l’ennesimo tentativo di erodere il patrimonio immobiliare (5.000 miliardi di euro) degli italiani, in parte tramandato (sacrifici di generazioni), in parte acquistato. Nessuno in Europa come gli italiani, parsimoniosi e con le idee chiare: casa di proprietà e posto fisso (o comunque tentativi di impresa solida), due asset che non generano quel debito tossico privato che porta a crisi. Secondo gli standard europei proposti, appare evidente come le case degli italiani siano da ammodernare, visto che molte sono sotto tutela o antiche. Due terzi, se passasse questa bozza, dovrebbe indebitarsi per raggiungere gli standard, l’ecologia in realtà è marginale.

Ma veniamo ai costi, già messi in cantiere da Enea. Si partirà da infissi e caldaie: nel primo caso si può decidere di sostituirli del tutto, ma sarà necessario abbinare anche la coibentazione di un appartamento, quest’anno il superbonus varrà al 90%, i prossimi anni si vedrà.  Trentamila euro la cifra da pagare. Da cambiare anche le  caldaie a gas (o pompe di calore) che dovranno appoggiarsi a un impianto fotovoltaico sufficientemente grosso per avere un’alimentazione continua. Altro salasso, in media possiamo anche stimare al ribasso (e contiamo i tassi Bce già sballati e l’inflazione) 45mila euro in media per milioni d’italiani già alle prese con bollette, mutui e magari prestiti per avere una macchina “green”, chiaramente un altro costo oneroso e imposto dall’alto di Bruxelles. Un salasso che colpirà l’Italia come nessuno in Europa, visto che le case di proprietà sono una chimera in stati come Paesi Bassi, ma anche Germania o Nord Europa, considerate da sempre “roba per ricchi”.

Insomma, la volontà è creare un Paese a noleggio e a prestito, l’esatto contrario di ciò che va fatto per affrontare le sfide del prossimo futuro, in primis l’economia spaziale, che vede l’Italia avere una filiera autonoma per la produzione di satelliti. Un Paese depresso e privatamente indebitato con il cordone in mano a Bruxelles sarebbe svuotato dei propri giovani (e l’attacco alla nostra scuola non è casuale) e depredato dei propri brevetti, finanziati da quella ricerca pubblica che il Patto di stabilità ci blocca.

C’è molto di più in gioco oltre che una “tassa” iniqua sulla casa, c’è il futuro del nostro Paese.

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