La lunghissima giornata sul caso Mes ha visto il secondo intervento del Premier Conte, questa volta al Senato, dove ha ripreso e ribadito gli attacchi e la linea difensiva della sua prima informativa a Montecitorio (qui tutti i contenuti del doppio discorso del Presidente del Consiglio, ndr). L’attenzione era però concentrata sulla replica di Salvini dai banchi del Senato, arrivata puntuale: «Se fossi in Conte mi preoccuperei, perché mentre parlava mancavano 60 parlamentari della sua maggioranza. Guardi la fiducia che hanno in lei. […] Come diceva Confucio ‘l’uomo superiore è calmo senza essere arrogante, l’uomo dappoco è arrogante senza essere calmo’. Le lasciamo la sua arroganza e ci teniamo la nostra umiltà». Attacco a testa bassa, con il nodo “Mes” portato come vessillo della “svendita dell’Italia” lanciata da Conte in Ue: «Non è un salva-Stati, è un taglia Stati, semmai è un salva-banche, si usano i fondi dei Paesi in difficoltà per salvare le banche di Paesi che non sono in difficoltà». Poco prima di entrare a Palazzo Madama, ancora Salvini ha ricordato «Sul Mes o ha mentito Gualtieri, o ha mentito Conte o non ha capito Di Maio. Se qualcuno ha mentito credo sia stato Conte perchè Gualtieri non c’era». Bagarre alla Camera dopo l’intervento di Conte, bagarre è stata anche al Senato dopo le parole durissime lanciate dall’ex Ministro degli Interni al Premier; intanto dall’Europa arrivano voci fondate dagli staff dell’Eurogruppo (mercoledì 4 dicembre arriva sul tavolo proprio il Mes) che aumentano l’ira della Lega contro il Governo giallorosso, «riforma del trattato sul Mes è stata già approvata a giugno. Stiamo solo discutendo la legislazione secondaria, meglio chiudere ora». Le stesse fonti all’Ansa poi aggiungono, «la firma sul trattato a dicembre non è necessaria. Può avvenire uno o due mesi più tardi».
L’IRA DI LEGA E MELONI AL DISCORSO DI CONTE
Un lungo discorso di 44 minuti che a breve verrà “replicato” anche al Senato ha messo, come previsto, sul piatto sul scontro durissimo tra Conte e le opposizioni, in particolare Matteo Salvini e Giorgia Meloni. «Accuse false, se fossero vere dovrei dimettermi all’istante»; «trattato Mes mai firmato visto che è incompleto»; «Chi è all’opposizione sta dando prova di mancanza di rispetto per le istituzioni» è il riassunto in pillole del discorso del Premier. Di contro però, la Lega ha subito obiettato nell’intervento di Riccardo Molinari (capogruppo alla Camera): «Conte dice che Trattato non è chiuso? Gualtieri ha detto il contrario […] Giuseppe Conte “si rechi dal capo dello Stato per rassegnare le dimissioni, perché il governo non ha rispettato il mandato parlamentare” sul Mes». Ancora il braccio destro di Salvini affonda il colpo sul Salva Stati, «Conte sostiene di aver pienamente esercitato il mandato parlamentare e che il Trattato non è ancora chiuso questo mi rincuora però si chiarisca con il ministro dell’Economia Gualtieri che la settimana scorsa in Senato ha risposto che il pacchetto era chiuso». Poco dopo l’intervento di Molinari arriva il secondo, ancor più duro, discorso della leader di FdI Giorgia Meloni: «Lei ci ha letto 44 minuti di resoconti parlamentari sostanzialmente per smentire il suo governo. Noi in Senato abbiamo votato contro per altro. Lei ci ha fatto tutta la sua lezioncina sul rispetto del Parlamento e poi però la settimana scorsa il ministro Gualtieri ci ha detto che il Mes non è emendabile. Delle due l’una. Lei è un presidente che ci riempie di menzogne». Ha preso parola poco dopo le 15.45 a Palazzo Madama ancora il premier Conte che esordisce così «serve attenzione alla cura delle parole ma le accuse che mi vengono rivolte trascendono i toni di una odierna dialettica politica».
IL DISCORSO DI CONTE ALLA CAMERA
Un attacco incrociato all’ex Ministro Salvini, parte due: sembra di essere tornati ad agosto quando in Parlamento il Premier Conte attaccò punto su puntò Matteo Salvini. Di mezzo è passato un’eternità politica ma il caso Mes rimette al centro quei mesi convulsi del Conte-1 in particolare modo sulla revisione del fondo Salva Stati: «i Ministri sono stati costantemente informati, testo della revisione Mes inviata ai Presidenti delle Camere», spiega il Presidente del Consiglio che poi passa all’attacco, «Una falsa accusa di alto tradimento della Costituzione è questione differente dall’accusa di avere commesso errori politici o di avere fatto cattive riforme: è un’accusa che non si limita solo a inquinare il dibattito pubblico e a disorientare i cittadini, è indice della forma più grave di spregiudicatezza perché pur di lucrare un qualche effimero vantaggio finisce per minare alle basi la credibilità delle istituzioni democratiche e la fiducia che i cittadini ripongono in esse». Secondo Conte, chi è all’opposizione – e il riferimento è a Salvini e Meloni in primis – «sta dando prova di scarsa cultura delle regole e mancanza di rispetto per le istituzioni. E’ stato anche detto che il Mes sarebbe stato già firmato, e per giunta di notte. Anche chi è all’opposizione ha compiti di responsabilità». Poi il riferimento lo fa ed è diretto ad entrambi i leader di Centrodestra, non solo all’ex Ministro degli Interni accusato di minare lo Stato e le sue regole «Mi sono sorpreso, se posso dirlo, non della condotta del senatore Salvini, la cui disinvoltura a restituire la verità e la cui resistenza a studiare i dossier mi sono ben note, quanto del comportamento della deputata Meloni nel diffondere notizie allarmistiche, palesemente false sul Mes». Tensione altissima, Conte più volte interrotto e Fico impegnato a sedare gli animi di una bagarre che rischia dopo la Camera anche al Senato di esplodere, specie se ci sarà presente Matteo Salvini.
CAOS MES, DI MAIO VS PD “NO FIRME AL BUIO”
Poco dopo le ore 13 il Premier Conte prenderà parola alla Camera per la prima delle due informative sul caso Mes dopo che di fatto, non essendoci oggi un voto sul suo doppio discorso in Parlamento, il Governo ha trovato la “quadra” sulla trattativa ad oltranza che Gualtieri dovrà tentare in sede europea nei prossimi vertici Ue. Una “mini” vittoria per il M5s che con Di Maio ha ripetuto nel vertice-fiume in nottata come non bisognasse firmare la riforma del Salva Stati “al buio”: eccolo il Ministro degli Esteri oggi su Facebook prima dell’intervento del Premier Conte «Oggi gran parte dei giornali ed alcuni esponenti politici ci trattano come dei mostri solo perchè ieri ci siamo battuti per non firmare al buio il Mes. Da ogni parte si legge che ho sfidato, che ho provocato, che ho battagliato. Io non ho sfidato nessuno, anzi. Stiamo solo lavorando nell’interesse dei cittadini italiani. Ma questo per i giornali e per il sistema è surreale. Loro concepiscono la politica come una continua imposizione dall’alto. Per loro o segui quello che dice qualche euroburocrate, oppure sei un ignorante, un imbecille, un attentatore della democrazia». Intervistata dal Gr1 la leader di FdI Giorgia Meloni torna però all’attacco del Presidente del Consiglio: «Siccome i numeri in Aula ce li ha lui, può dire che l’Italia o non firma il Fondo salva stati così come ce lo vogliono propinare o il governo va a casa, altrimenti taccia e non ci prenda in giro. Oggi mi aspetto che Conte dica che non è vero quanto dichiarato da Gualtieri secondo cui il trattato sarebbe inemendabile, queste sono decisioni che prende il Parlamento».
PRONTO IL DISCORSO DI CONTE ALLE CAMERE
La resa dei conti, forse: la mattinata politica sta per intensificarsi con l’atteso intervento del Premier Giuseppe Conte alle Camere – alle 13 alla Camera, attorno alle 15.30 al Senato – in merito al “caso” Mes che tanto ha impegnato e diviso il Parlamento e lo stesso Governo nelle scorse settimane. L’adesione dell’Italia alla riforma sul Meccanismo Europeo di Stabilità (il “vecchio” fondo Salva Stati) è all’esame del Parlamento prima che il prossimo 11 dicembre si avrà il voto in Eurogruppo e Consiglio Ue: la richiesta dell’odierna informativa di Conte è però stata avanzata dalle opposizioni di Centrodestra (e dallo stesso M5s) che chiede al Presidente del Consiglio di riferire perché e per come si è arrivati al presunto via libera del Governo italiano (il precedente, il Governo Conte-1) senza né passaggio in Parlamento e né in Consiglio dei Ministri. Come ha ben spiegato l’ex Ministro dell’Economia Giovanni Tria, che ha seguito il trattato-negoziato con Conte in Europa lo scorso giugno-luglio, il Premier «dovrebbe aver informato gli allora vice Di Maio e Salviini» ma non è comunque passato nulla all’interno del CdM. Siccome il Salva Stati, nella sua parte di riforma più significativa, vedrebbe anche il Salva Banche in difficoltà dell’intera Ue, la Lega è tornata all’attacco assieme a FdI e Forza Italia accusando Conte di «alto tradimento» perché avrebbe «favorito con il Mes le Banche Tedesche», presentando anche i documenti dove il Parlamento e soprattutto Lega e M5s esponevano tutti i dubbi la scorsa estate sulla bozza di accordo per il “nuovo” Mes. Conte dovrà rispondere a tutto questo visto che il lunghissimo vertice di maggioranza di ieri sera – dove non ha partecipato per scelta Italia Viva di Renzi (marcando ancora frizioni interne alla maggioranza, ndr) non ha portato l’unità e compattezza sperata da Palazzo Chigi.
MES, COSA DIRÀ IL PREMIER CONTE
«Il governo seguirà una logica di pacchetto durante il negoziato all’Eurogruppo», spiegano fonti di Palazzo Chigi in merito al vertice fiume del Governo Conte-2 sul caso Mes: alla vigilia dell’intervento di Conte alle Camera, paradossalmente è il Pd ad essere più allineato alla riforma Mes, con Gualtieri pronto a difendere l’operato del predecessore Tria e a trattare in Ue il nuovo Salva Stati, mentre il M5s si dice tutt’altro che incline ad accettare questa riforma. Ancora fonti di Conte “anticipano” all’Ansa il suo intervento «in vista del prossimo Consiglio Europeo ci sarà il richiesto pronunciamento delle Camere in linea con i punti 12) e 13) della risoluzione del Parlamento approvata il 12 giugno 2019». Quel documento documento impegnava il governo «a promuovere, in sede europea, una valutazione congiunta dei tre elementi del pacchetto di approfondimento dell’unione economica e monetaria, riservandosi di esprimere la valutazione finale solo all’esito della dettagliata definizione di tutte le varie componenti del pacchetto, favorendo il cosiddetto ‘package approach’, che possa consentire una condivisione politica di tutte le misure interessate, secondo una logica di equilibrio complessivo». Il M5s ripete che il Parlamento resta sovrano anche se oggi non si arriverà al voto né al Senato né alla Camera: il passaggio dovrebbe avvenire dopo il trattato finale, anche se Salvini e Meloni giurano battaglia già da oggi in Parlamento.
NIENTE VOTO, CAOS GOVERNO: ORA COSA SUCCEDE?
Il Governo è nel caos (e il non accordo sul Decreto Fiscale ieri sera in Commissione lo certifica ulteriormente) e con ogni probabilità il Premier Conte sarà “costretto” a chiedere all’Europa uno slittamento dell’approvazione della riforma del Mes in sede europea. In attesa di capire anche le risposte di Bruxelles – il 4 dicembre si riunisce l’Eurogruppo – il Premier sta cercando la mediazione possibile tra Pd e M5s: per farlo l’ipotesi, rilanciata oggi da diversi retroscena suo quotidiani in edicola, potrebbe essere quella di un negoziato portato avanti dal Ministro Gualtieri con le istanze sul Mes da aggiungersi a quelle sulla riforma dell’unione bancaria e il bilancio comune dell’Eurozona. Questo “tecnicismo”, di fatto un pacchetto di riforme da portare avanti tutte insieme, potrebbe servire a «disinnescare la crisi di Governo», come recita Open Online: ecco, pensare che l’Ue accetti tutto questo al momento resta un vero secondo punto del problema, oltre alle frizioni interne alla maggioranza. Salvini ha già pronto l’esposto contro il Premier Conte, accusandolo di aver detto sì alla riforma Mes senza informare il Governo che già all’epoca si era espresso contrario ad alcuni punti contenuti nel Salva Stati (qui i principali, ndr). Si attende dunque un nuovo scontro, sulla scia di quanto già abbiano visto nel botta e risposta dello scorso agosto il giorno delle dimissioni del Premier Conte dal suo primo Governo gialloverde.