“Much ado about nothing” diceva William Shakespeare, traducibile con il “tanto rumore per nulla”, mai così azzeccato per descrivere la situazione avvenuta nelle ultime ore sulla riforma Mes: mentre Renzi e Conte litigavano sul Recovery Plan, l’opera di “diplomazia” tra i tecnici del Governo ha continuato a cucire la distanza tra i “ribelli” del M5s e il resto del Governo. Dopo l’annuncio delle scorse ore di Barbara Lezzi, ora l’accordo sembra effettivamente trovato tra i capigruppo di Governo: come annuncia l’Ansa, l’incontro dei capigruppo sul fondo Salva-Stati ha raggiunto un’intesa sulla risoluzione. «Ci siamo riuniti superando sterili distinguo, posizioni tese solo a provocare o azioni esterne di chi esalta Conte in pubblico ma mira ad affossarlo, ringrazio tutti i colleghi per questo impegno sentito e aperto di questi due giorni», spiega ancora Barbara Lezzi trovando il plauso dell’ex capo politico Di Maio, «È un bene che si stia andando verso un punto di caduta nel MoVimento 5 Stelle a proposito del voto di domani e mi auguro si raggiunga un punto di incontro quanto prima. Era ciò che avevo fortemente auspicato e per cui ho lavorato insieme a tutti gli altri. Come ho ribadito più volte, il no all’utilizzo del Mes resta fermo, ma il voto di domani sarà un voto sul governo, su una risoluzione, sul presidente del Consiglio. Prevalga la responsabilità».
CAOS SULLA RIFORMA DEL MES
La giornata di domani è stata ribattezzata dagli analisi politici come la vera e propria “resa dei conti” per il Governo Conte-2: in Parlamento parlerà il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte sulla Riforma del Mes in vista del Consiglio Ue del 9-10 dicembre, ma è sul voto alla risoluzione che si terrà alla Camera e al Senato che da settimane ormai si sprecano dubbi, attacchi, confronti e scontri all’interno della maggioranza. Il tutto mentre parallelamente corre la lite tra renziani e resto del Governo sul Recovery Plan da presentare entro domani sera nell’ultimo Consiglio dei Ministri convocato per il via libera finale: le posizioni sono chiare da tempo – con il M5s allineati a Lega e Fdi sul No al Mes sempre e comunque – mentre Pd, LeU e Italia Viva spingono per non demonizzare uno strumento come quello del Salva-Stati che potrebbe essere molto utile nei prossimi anni post-crisi Covid. Nelle ultime ore però sembra che l’ala oltranzista presente nel Movimento 5Stelle – che una settimana fa aveva inviato una lettera di “rottura” con i vertici del M5s sulla riforma del Mes – abbia fatto in parte rientrare la protesta e dunque domani al Senato alcuni voteranno comunque con la maggioranza la risoluzione preparata ancora in queste ore. L’ex capo politico Luigi Di Maio ha spiegato stamattina «il voto di domani è sul Governo e sul Premier Conte. Spero in un punto di incontro»: le trame proseguono, ma la possibilità che comunque domani si trovino i numeri per non fare cadere il Governo esiste ed è concreta. Ricordiamo infatti che il Presidente Mattarella, secondo i retroscena di diversi quirinalisti, avrebbe lanciato un ultimatum a Conte: «o passa la riforma del Mes oppure crolla il Governo», con pronto un esecutivo di transizione di un anno.
CAOS NEL MOVIMENTO 5STELLE
«Abbiamo trascorso due intere giornate insieme ad altri 60 parlamentari per mediare le posizioni, per trovare un punto di caduta e per fare in modo di non essere ricordati come coloro che hanno peggiorato uno strumento già pessimo senza aver avuto nulla in cambio a tutela dei cittadini. Grazie a questo lavoro è venuta fuori una risoluzione che non è quella ideale ma, almeno, rivendica il ruolo del Parlamento in sede di ratifica e avverte che non sarà disposto al voto finale se non ci sarà l’avanzamento significativo del resto del pacchetto di riforme (Edis prima di tutto)», ha spiegato su Facebook l’ex Ministra Barbara Lezzi, tra le capofila grilline in protesta sulla riforma del Mes. Con lei anche un altro “dissidente” che all’Adnkronos si dice pronto a votare con il Governo domani: «abbiamo trovato una quadra interna. Molte nostre richieste sono state inserite nello schema di risoluzione, che oggi sarà oggetto di contrattazione con il Pd. Esaudita la richiesta di anteporre cronologicamente alla riforma del Mes quanto riguarda Edis, Bicc ed Eurobond. Ma non sappiamo quanto rimarrà dopo il confronto con i dem». Sempre l’Adn riporta della possibile “quadra” trovata sulla risoluzione da votare dopo le Comunicazioni di Conte: si punta a inserire un passaggio per sottolineare di «escludere qualsiasi meccanismo che implichi una ristrutturazione automatica del debito». La formula insomma non dovrà citare espressamente il Mes in modo da non esprimere direttamente il no all’adesione anche futura al fondo salva stati, «ipotesi che non sarebbe accettata dal resto della maggioranza. Il compromesso non soddisfa ancora appieno la fronda grillina contraria alla ratifica della riforma, ma rappresenta comunque un piccolo passo avanti», concludono le fonti M5s all’Adnkronos.