Un conto è trovare degli aiuti dall’Europa per combattere la crisi da coronavirus, un altro è capire quanto effettivamente quei fondi come il Mes, il Recovery Fund e tutti gli altri pacchetti previsti, giungeranno da Bruxelles anche per impostare un programma dettagliato di spese e riforme nei prossimi mesi: dopo lo start più caotico che altro della fase 2, l’intero mondo di imprese, piccole aziende, negozi, associazioni e in generale tutti i lavoratori chiedono misure rapide e immediate di sostegno al credito laddove non vi sia ancora la possibilità di riaprire/fatturare per effetto del lockdown che ancora permarrà in alcuni settori per buona parte del mese di maggio.
E così quello strumento straordinario in mano alla Commissione Europea, il Recovery Fund, da poter inserire sul bilancio Ue nei prossimi anni al momento resta la vera speranza e nello stesso tempo anche il punto di domanda più grande circa il pacchetti di aiuti europei: non si sa la sovvenzione, non è noto la quantità e la ripetitività nel tempo, non è noto se avverrà tramite prestiti o “fondi perduti” e così via. Secondo le stime fatte oggi dal Messaggero, il Recovery Fund non arriverà comunque prima di metà settembre: l’indicazione è fatta sia con le parole di ieri del Commissario agli Affari Economici Ue Paolo Gentiloni (nell’intervista a “In Mezz’ora in più” con Lucia Annunziata) e sia con la ricostruzione dell’iter complesso che dovrà scattare dal mese di giugno in poi in sede Commissione Ue.
«È molto importante aver deciso di crearlo, ci sono problemi aperti: quanto deve essere grande, quando deve arrivare, il rapporto tra prestiti e finanziamenti a fondo perduto», spiega l’ex premier Pd, aggiungendo «Una dimensione ragionevole sarebbe attorno a 1500 miliardi di euro. E deve arrivare ora, non abbiamo i due anni che intercorsero tra la fine della seconda guerra mondiale e il Piano Marshall: per ora intendo la fine dell’estate, metà settembre».
MES E GLI ALTRI FONDI UE ANTI-CRISI
Il rischio che i debiti pubblici tra pochi mesi possano divenire insostenibili per molti Paesi Ue – e l’Italia purtroppo è in primissima fila – deve costringere l’Europa ad utilizzare tempi più rapidi del prossimo bilancio 2021-2027 come ipotizzato dal piano Von der Leyen sul Recovery Fund. Per cui niente eurobond, per volontà di Germania e Paesi del Nord, ma serve accelerare nettamente sul fronte Recovery: «Quattro i punti principali in discussione: durata, modalità di finanziamento, volume, obiettivi. Sarà la Commissione europea a lanciare obbligazioni sul mercato: non è chiaro se saranno necessarie garanzie degli stati per coprire l’operazione fino al momento in cui ci sarà il nuovo bilancio Ue 2021-2027 oppure no», spiega questa mattina l’ottimo focus de Il Messaggero.
In un documento tecnico della Commissione Ue degli scorsi giorni si parla di una operazione da 320 miliardi in grado di generarne 2mila ma ancora non è chiaro quale tipo di “potenza da fuoco” potrà generare effettivamente questo strumento comunitario; Italia, Francia, Spagna, Portogallo, Grecia spingono per accentuare il carattere solidale dell’operazione, mentre i Paesi del Nord intendono un Recovery Fund con quasi solo prestiti. La battaglia sarà lunga e si aggiungerà a quella nei rispettivi parlamento sul pacchetto di aiuti siglato da 540 miliardi nell’ultimo Consiglio Ue: MES-BEI-SURE-aiuti BCE, con tempi però questa volta assai più rapidi.
«Il Mes è una delle questioni più semplici tra tutte quelle che abbiamo davanti. E’ una linea di credito fino al 2% del Pil di ciascun Paese che può essere accesa a una sola condizione: che questi quattrini che vengono prestati siano usati per la spesa sanitaria», spiega ancora Gentiloni, «se usarlo o no spetta al Governo. E’ uno degli strumenti che l’Ue ha condiviso e mette a disposizione degli Stati. L’Italia è perfettamente libera se decidere di farne ricorso, non ne farei una tragedia. Non credo sia il tema dirimente anche se capisco le implicazioni nella politica italiana». Intanto nelle scorse ore l’Italia ha dato il via alla lettera per richieste alla Commissione Ue un sostegno dal Fondo Solidarietà Europeo (FSUE) da ottenere anche qui attorno ai mesi autunnali.