GIORGETTI INFORMA L’EUROGRUPPO SUL VOTO DEL MES: L’EUROPA PERÒ CHIUDE ALL’IPOTESI DI RIFORMARE IL TESTO

Il tentativo c’è stato ma dall’Eurogruppo in corso a Bruxelles ci sarebbe al momento un altolà grande come un muro contro la richiesta dell’Italia di rimettersi al tavolo per discutere modifiche alla riforma del Mes. Dopo la bocciatura in Parlamento lo scorso 21 dicembre – con voto decisivo di FdI, Lega e M5s – l’Italia è di fatto l’unico Paese ad aver firmato la riforma del Meccanismo Europeo di Stabilità nel 2021 ma bocciandone poi la ratifica due anni dopo.



«Il Mes è uno strumento obsoleto e va cambiato», ha spiegato il Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti riportando ai colleghi in Eurogruppo il pensiero della Premier Giorgia Meloni. Il problema è che il “niet” è giunto bello forte e direttamente dalle parole del presidente dell’Eurogruppo, Paschal Donohoe. «Francamente non vedo la disponibilità a riaprire le trattative dopo che 19 Paesi hanno già ratificato la riforma», spiegano dalla riunione dei Ministri dell’Economia in Eurozona. A quel punto lo stesso n.1 dell’Eurogruppo ha chiesto all’Italia di fornire un quadro complessivo della situazione anche se all’interno della riunione – spiega “La Stampa” – non avrebbero preso parte né il francese Bruno Le Maire, né il tedesco Christian Lindner. Giorgetti ha dunque invano richiesto un “piano B” per la ratifica del Mes, ricevendo un no secco dai colleghi europei che invece chiede all’Italia di trovare una soluzione: «la riforma del Mes è all’ordine del giorno, attendiamo un aggiornamento del ministro Giorgetti in merito al voto avvenuto al Parlamento italiano. Gli chiederemo di aggiornare gli altri ministri sulla situazione», spiega ancora Donohoe.



MES, GENTILONI: “RAMMARICO PER IL NO DELL’ITALIA”. GLI SCENARI (INCERTI) VERSO LE EUROPEE

In merito alla possibilità che l’Italia torni a discutere il Mes – votandolo nuovamente in Parlamento – a giugno dopo le Elezioni Europee, il Presidente dell’Eurogruppo fa “spallucce” e spiega ai cronisti a Bruxelles «la questione riguarda il governo e il parlamento italiano. Rispettiamo la decisione presa, ma altri 19 parlamenti hanno ratificato il trattato». Resta il forte rammarico per la soluzione giunta a Roma, tanto che il direttore esecutivo del Mes Pierre Gramegna elenca tre motivi per cui l’occasione sulla ratifica è stata persa: «La prima è che il sostegno comune per il Fondo di risoluzione unico non sarà istituito. È importante sottolineare che questo backstop serve a proteggere il denaro dei contribuenti dall’utilizzo per il salvataggio delle banche. In secondo luogo, gli strumenti precauzionali del Mes rimarranno come sono nel vecchio trattato, l’obiettivo era modernizzarli, ma non sarà possibile. Infine, non saremo nemmeno in grado di attuare l’accordo che il Mes ha negoziato con la Commissione quando ci saranno nuovi programmi».



Non solo, per Pascal Donohoe il dialogo resta con l’Italia anche se il no al Mes rappresenta più di un problema secondo la visione di Bruxelles: «il rischio è che lo stop alla ratifica del Mes – e dunque al paracadute finanziario per le banche – possa incidere sulle trattative», rileva il focus de “La Stampa” riportando poi le parole del Presidente dell’Eurogruppo, «I nostri sforzi per creare un’unione bancaria – ha detto Donohoe – continuano a non avere uno strumento potente che ci aiuti ad affrontare gli effetti delle difficoltà bancarie». Significa molto semplicemente che il “blocco” dell’Italia sul Mes mette a rischio, secondo l’Europa, l’intera Unione bancaria: «al momento il sistema bancario continua a essere ben capitalizzato e il fondo di risoluzione unico è pienamente costituito, mutualizzato e disponibile se necessario», ma in caso di crisi riemergerebbe l’emergenza sul Mes.

Lo spiega anche il commissario europeo per l’Economia, Paolo Gentiloni, arrivando ieri all’Eurogruppo: «c’è rammarico per la decisione sul Mes ma, come si dice, il Parlamento è sovrano. Penso che però il rammarico debba tradursi anche nella spinta per trovare il modo per risolvere questa questione, perché non possiamo evitare una possibilità di utilizzo di queste risorse che peraltro è sostenuta dalla quasi totalità dei Paesi». Giorgetti ha fornito una panoramica fattuale dei recenti sviluppi all’interno del Parlamento italiano, concludono i vertici dell’Eurogruppo spiegando il dibattito avvenuto nelle ultime ore: «Ci siamo impegnati a continuare a collaborare con lui. Dopo lo scambio con Giorgetti al momento l’unico impegno che c’è è di riflettere sulle conseguenze della decisione dell’Italia e tornare su questo tema in futuro». Sempre Donohoe evidenzia infine come vi sia «un desiderio da parte di tutti di ascoltare attentamente Giorgetti e impegnarsi con lui per vedere se sia possibile trovare un modo per rafforzare la nostra Unione bancaria».