Mentre sul fronte dei Decreti sicurezza da modificare sembra esser stata trovata una “quadra” tra Pd e M5s, lo scontro resta accesissimo sul lato Mes e l’ipotesi di un vertice specifico sul Salva-Stati viene ancora una volta rimandato per via delle scadenze considerate più importanti come Dl Semplificazioni e scostamento di bilancio. Alle opposizioni (ma anche a Pd e Italia Viva) che chiedevano al premier Conte di intervenire in Aula sul Mes già in vista della prossima informativa pre-Consiglio Europeo, risponde la viceministra M5s Laura Castelli: «Per adesso il premier Giuseppe Conte dice che il Mes non serve. Abbiamo fiducia in lui».



In giornata era poi stato il capogruppo Pd in commissione Politiche Ue Piero De Luca a confermare che non ci sarà alcun voto in Aula successivo al discorso del Premier Conte il prossimo 15 luglio: «in queste ore stiamo lavorando con i colleghi della maggioranza in un clima di condivisione degli obiettivi e degli intenti e con il ministro Amendola alla risoluzione sulle comunicazioni del premier in vista del Consiglio europeo del 17 e 18 luglio che si voterà in Aula probabilmente il 15 luglio e che si concentrerà sul quadro finanziario pluriennale e sul piano Next generation Eu».



Si ripropone allora quanto già avvenuto durante l’ultima informativa del Premier in Parlamento: se le opposizioni dovessero presentare mozioni alternative da mettere in votazione sul Mes è lì che il Governo potrebbe “spaccarsi”, dato che non potrà più limitarsi ad un «niente voto perché il Consiglio Ue è informale» come ribadì il Presidente del Consiglio lo scorso 17 giugno. Renzi nel frattempo scalpita e fa sapere «non rinviamo ancora. Fondamentale chiudere rapidamente la partita del MES: i 37 miliardi che servono alla nostra sanità e che, per un motivo ideologico, qualcuno vorrebbe buttare via”. Secondo il leader di Italia viva alla fine “sul Mes si inventeranno qualcosa per renderlo digeribile sui giornali. Ma la sostanza che quei soldi ci servono, punto. E li prenderemo. Questa politica, non populismo».



SCONTRO TOTALE SUL MES

In giornata dovrebbe tenersi un ennesimo vertice di Governo per provare a “scardinare” i tre nodi dell’agenda di Palazzo Chigi tutt’altro che semplici da sciogliere: l’adesione al Fondo Mes, il Decreto Semplificazioni e la “manovrina” con scostamento di bilancio ulteriore per provare a rifinanziare proroga Cig e blocco licenziamenti imprese. È una guerra (politica) su tutti i fronti con in particolare il fondo Salva-Stati a fare da capofila alle tensioni sull’asse Di Maio-Conte-Zingaretti: con una intervista oggi a La Stampa l’ex leader pentastellato ricalibra la linea del partito su Vito Crimi (dopo il vertice M5s di ieri) e spiega «ma quale apertura, è uno strumento anacronistico e inadeguato».

Tutto il contrario della “pressione” dem che invece con Zingarettti e Gualtieri ritengono il Mes «fondamentale per il rilancio dell’economia italiana»: questo avrebbe portato il Premier Conte a ragionare sulla necessità di pensare al Mes non prima di settembre, ovvero dopo il negoziato sul Recovery Fund a livello europeo. «Ma io cosa posso fare, devo far cadere il governo ad agosto per prendere il Mes?», avrebbe detto il Premier ai big del Pd secondo il retroscena di Repubblica a firma Tommaso Ciriaco.

MES, LA GUERRA NEL GOVERNO (E NON SOLO)

In effetti il Governo Conte rischia fortissimo in luglio se dovesse portare ai voti in Parlamento l’adesione o il rifiuto del Mes: Italia Viva, LeU e per l’appunto Pd spingono per il Sì, l’M5s per il No e le commissioni parlamentari sono in subbuglio per una decisione che tarda a venire e che potrebbe essere ancora una volta slittata da Palazzo Chigi per timori di “spaccature”. «Portino in aula un voto sul Mes e vedremo il Parlamento, che è sovrano, come voterà. Io penso che la maggioranza sia assolutamente favorevole all’interesse nazionale», così ha attaccato questa mattina da Castel Volturno (Napoli) il leader della Lega Matteo Salvini, mandando un doppio messaggio politico sul Mes.

Al Governo per metterli alle strette e provocare una eventuale crisi d’agosto (la seconda in 2 anni, ndr) ma anche al Centrodestra che ieri con Forza Italia ha visto una posizione del tutto distante da quella leghista: Gelmini e Carfagna hanno “minacciato” il Governo di non far avere i propri voti sullo scostamento di bilancio se non approvano in fretta il Mes, ma Salvini e Meloni continuano a non gradire la scelta degli azzurri ritenendo invece il fondo Salva-Stati un’autentica «trappola». Tutti sospettano di tutti: M5s del Pd (per la caduta del Governo), i dem per lo stesso motivo contro i pentastellati, il Cdx rischia di sfaldarsi prima delle Regionali sul Mes e infine ora anche le Regioni tra Nord e Sud si scontrano dopo l’uscita di Vincenzo De Luca che ha parlato di «scandalo e rapina contro la Campania». Di questo, del ritardo del Dl Semplificazioni e della “manovrina” il Premier Conte dovrà cercare di trovare una “quadra” nella riunione odierna con i capi delegazione: l’impresa si annuncia assai ardua…