Continua il dibattito sul Mes in Italia, il giudizio dell’economista Guido Salerno Aletta è letteralmente tranchant. Intervistato da La Verità, l’esperto è tutt’altro che convinto del Meccanismo europeo di stabilità, emblema della contraddizione di cui vive l’Unione europea: “Situazione paradossale e soprattutto pericolosa. Con una mano scrive regole che disciplinano tutto alla perfezione. Poi si rende però conto che il sistema fa acqua e che ha bisogno di un salvagente. Con l’a l tramano crea dei mostri. Mi chiedo che senso abbia prevedere un Fondo che può concedere aiuti in via precauzionale solo agli Stati che, sulla base dei ben 14 indicatori elaborati dalla Ue, non hanno squilibri macroeconomici. È illogico! Uno Stato che non ha squilibri non ha ovviamente bisogno di ricevere aiuti. Mentre ad uno Stato che ha squilibri, gli aiuti non possono essere concessi”.



Proseguendo la sua analisi, Aletta ha sottolineato che a voler essere pignoli tutti gli Stati europei sono malati, chi più chi meno: “Nessuno è esente da squilibri. Teoricamente la Bulgaria sarebbe quella messa meglio di tutti con un unico squilibrio. La ‘mitica’ Svezia starebbe peggio di tutti con quattro”. Nel corso del suo intervento, l’economista ha spiegato cosa succede se la maggioranza vota sì alla ratifica del Mes a fine mese: “Da quanto si capisce, il governo starebbe trattando con Bruxelles un “pacchetto do ut des”. Sicuramente c’è di mezzo il nuovo meccanismo che sostituisce il Fiscal compact. Altro cadavere eccellente da seppellire al più presto. In queste condizioni, ratificare il Mes significa perdere uno strumento di negoziazione”.



L’opinione di Aletta sul Mes

Per Aletta dovrebbe esserci uno spazio per il nì tra il sì e il no, ricordando che quando si stipula un Trattato multilaterale gli Stati spesso appongono footnotes, ossia riserve, deroghe e precisazioni a cui lo Stato condiziona la sua adesione. L’Italia dovrebbe prendere tempo, ha aggiunto l’economista, che ha posto l’accento in particolare sui requisiti previsti nell’Annesso III, al n. 2 in merito alla concessione di linee di credito agli Stati che non sono ammessi agli aiuti precauzionali: “Devono avere “condizioni economiche e finanziarie forti e un debito pubblico sostenibile”. Sarebbe un altro paradosso, se non ci fossero le disposizioni volte ad agevolare la ristrutturazione dei debiti pubblici. Il pericolo è che la ristrutturazione venga posta come condizione preliminare per ottenere gli aiuti. È già successo con la Grecia, per la gioia degli speculatori. Serve una mozione autonoma, oppure una pregiudiziale in sede di esame della autorizzazione alla ratifica, per chiarire i requisiti della sostenibilità del debito ed i rapporti tra gli interventi del Mes e quelli precauzionali e d’emergenza previsti dalla Bce: le cosiddette Omt (Outright Monetary Transactions)”.

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