«Sul Mes la Commissione sarà chiamata a sorvegliare la coerenza delle spese che verranno effettuate e gli obiettivi di spesa sanitaria e prevenzione in campo sanitario»: lo diceva ieri il Commissario agli Affari Economici Ue Paolo Gentiloni in risposta alle fortissime polemiche sollevate dallo “scoop” di Repubblica che mostrava come nella bozza siglata da Conte in Consiglio Ue (MES-BEI-SURE, aiuti Bce e impianto per futuro Recovery Fund) fosse espressa la «sorveglianza rafforzata» per le spese dei Paesi che chiederanno prestito al Fondo Salva-Stati. Se sul Recovery Plan sono ancora in corso le discussioni tecniche su quanto far partire i primi fondi (non si può aspettare l’entrata in vigore del bilancio Ue dal 2021, la crisi economica è enorme e già partita da almeno 2 mesi), Gentiloni allontana la possibilità che il “nuovo” Mes contenga una sorta di controllo in stile Troika con la Grecia: «È in corso il lavoro a livello tecnico per rendere compatibili i regolamenti figli di un’epoca precedente con la decisione politica dell’Eurogruppo fatta propria dal Consiglio europeo: le linee di credito sono a disposizione di tutti gli stati con un’ unica condizionalità», quella legate alle spese collegate alla crisi sanitaria.



AMENDOLA “MES NON APRE ALLA TROIKA”

Il problema è che già ieri nella risposta secca alla domanda posta ai portavoce della Commissione Ue, emergeva il quadro di una condizionalità ben più stretta per i Paesi come l’Italia che potranno chiedere il Mes: «Non commentiamo i documenti non ancora pubblicati o in discussione. La Commissione europea non ha ancora preso decisioni sull’implementazione dell’accordo […] comunque tutto il sistema di monitoraggio o di sorveglianza sarà in linea con l’accordo politico raggiunto dall’Eurogruppo e dal Consiglio europeo», spiegava la portavoce della Von der Leyen Marta Wieczorek. Un utile focus oggi sul Messaggero prova ad estendere la problematica andando a ripassare tutti i trattati europei attuali per capire se la “trappola” Mes sia effettiva o solo potenziale: «L’unico requisito per accedere alla linea di credito sarà che gli Stati membri dell’area dell’euro che richiedono assistenza si impegnino a utilizzare questa linea di credito per sostenere il finanziamento interno dell’assistenza sanitaria diretta e indiretta, i costi relativi alla cura e alla prevenzione dovuti alla crisi covid 19», così risponde l’Eurogruppo nell’accordo che ora però deve essere messo nero su bianco per evitare che la clausola sulla sorveglianza rafforzata venga immesso nel nuovo Mes (altrimenti sarà tutt’altro che “light” come sbandierato in Consiglio Ue da Germania, Italia e Francia dopo l’accordo).



«Il regolamento 472 del 2013 attribuisce alla Commissione il potere di sorveglianza rafforzata su qualunque Paese in difficoltà finanziaria, anche senza Mes. Tanto rumore per nulla. Tanto stupore per una regola già esistente. Non dimentichiamo che l’accordo politico raggiunto dai capi di Stato e di governo ha chiesto di escludere ogni condizionalità», spiega oggi a Repubblica il Ministro per gli Affari Europei Enzo Amendola, ribadendo «il Mes non conterrà alcun rischio di Troika, programma macroeconomico o cambi di condizionalità in corsa». Quel che è certo è che se effettivamente vi sarà una sorveglianza nel trattato che arriverà in Parlamento (e secondo la bozza in mano a Rep è già così, ndr) l’Italia avrà comunque potere di veto in Consiglio Ue il prossimo 8 maggio per opporsi: ma la “guerra” non è per nulla finita come veniva invece annunciato all’indomani dell’accordo tra i 27 leader Ue su Mes e Recovery Fund.

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