La riforma del Mes – Meccanismo Europeo di Stabilità – sta mettendo l’Europa contro se stessa, nelle settimane decisive in cui si vota la fiducia in Europarlamento alla nuova Commissione Ue di Ursula Von der Layen: il tentativo di Francia e Germania di modificare il “vecchio” fondo Salva-Stati non convince parte della politica italiana (e non solo), con lo scontro tra Pd e partiti “populisti” che vedono di pessimo occhio il via libera presunto dato dal Premier Conte a Berlino e Parigi negli scorsi mesi alla riforma del meccanismo Salva-Stati. A recitare il definitivo “de-profundiis” al tentativo di riforma del Mes ci pensa oggi in una lunga e “appuntita” intervista a La Verità l’ex Ministro del Tesoro nel Governo Berlusconi, Giulio Tremonti: «Come nel passato, ancora oggi, più che un problema di bilanci pubblici pare un problema di bilanci bancari», spiega il professore ed economista davanti al collega Martino Cervo. E giù un profluvio di aneddoti, retroscena, colpi di scena e protagonisti “inattesi” dietro alla crisi della Grecia e all’attuale stato di permanente crisi dell’Ue: su tutti, è la Germania per Tremonti ad esser stata dietro tanto alla prima attuazione del Mes quanto a questo secondo tentativo di riforma. «Come allora, la crisi non è causata dai bilanci pubblici ma dai bilanci bancari, soprattutto dalle parti della Germania. Si tratta di criticità di bilancio che non sono solo industriali e strutturali, ma che derivano anche dal drammatico problema di trasferire da Londra in Germania i “book” dei derivati dopo la Brexit. Ma bisogna fare un passo indietro, e tornare nel 2008», spiega Tremonti illustrando il suo primo “retroscena”, «alle origini della crisi del 2008 noi fummo i primi a prevederla e creammo il primo Fondo Salva-Stati europeo. In assenza di trattato, fu regolato con atto privato. Il reato è prescritto, ma arrivò il notaio a prendere le firme nella notte in Eurogruppo nel 2010. Dal mio punto di vista, quella doveva essere la base per gli Eurobond. Il messaggio trasmesso all’ esterno fu comunque molto positivo: era l’ Europa che agiva in termini unitario».
IL MES E LA RIFORMA PER “SALVARE” LE BANCHE
Poi però qualcosa non è andato come previsto e nel 2011 si arriva ai mesi pesantissimi per le crisi di Irlanda, Portogallo e potenzialmente anche Italia (gli spread altissimi, il Governo Berlusconi che lascia per l’arrivo di Monti e della “sua” austerity): e qui Tremonti piazza il “secondo” colpo di scena, «Ci fu la crisi del 2011, che non fu una crisi causata dai bilanci pubblici (e certo non dal bilancio italiano, come certificato da Bankitalia nelle sue considerazioni annuali), ma una crisi bancaria tedesca e francese. Cosa che poi – dopo aver straziato la Grecia – venne riconosciuta da due componenti della Troika: Fmi e Commissione. Il terzo, la Bce, non si è ancora pronunciato. Eppure si trattava di banche..». Lo stesso Tremonti ricorda come in piena crisi della Grecia, l’allora presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker chiese al Ministro del Tesoro italiano «di utilizzare il Fondo Salva-Stati per salvare le banche francesi e tedesche esposte sulla Grecia. Loro erano a rischio per 200 miliardi, noi per 20. La risposta fu: sì, ma pesando la contribuzione dei singoli Stati in base al rischio delle banche e non al Pil. Lì si arrivò allo scontro, lì partirono gli spread. Volevano i nostri soldi e non volevano si parlasse di crisi bancaria. Oggi, al posto della Grecia, ci sono di nuovo banche tedesche. Allora avevano la quinta colonna al Quirinale, e Mario Monti a Palazzo Chigi». E oggi il Mes e la nuova riforma che, secondo Tremonti, vedrebbe dietro tutto nuovamente un problema di banche tra Parigi e Berlino: Cervo chiede allora provocatoriamente se Conte sia il “nuovo Monti”, ma l’ex Mef si trincera «Sono figure un petit différent..».