VOTO SUL MES IL 14 DICEMBRE? PRONTO NUOVO RINVIO: COSA STA SUCCEDENDO
«Il Mes non è nelle mie mani, è nelle mani dell’organo supremo, deciderà la Camera dei deputati il 14 dicembre»: queste parole del Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, a margine del Consiglio Ue a Bruxelles, rischiano di venire superate dalle decisioni che in queste ore avrebbero preso a Palazzo Chigi in merito alla ratifica della riforma sull’ex Fondo Salva-Stati. Secondo infatti fonti di Governo citate oggi dal “Messaggero” sarà quasi impossibile tenere il voto a dicembre per il Mes in Parlamento, molto più probabile invece vedere la discussione a Camera e Senato dopo il via libera sulla riforma del Patto di Stabilità e comunque dopo la sessione sulla Manovra di Bilancio.
Troppo delicato come dossier e troppi temi ancora da risolvere sarebbero alla base di questa decisione per il momento ancora ufficiosa ma che presto potrebbe divenire ufficiale. L’Italia come noto è l’unico Paese Ue a non avere ancora ratificato il “nuovo” Mes e il Governo Meloni si trova pressato ormai da mesi da Bruxelles per attuare il voto in Parlamento. Fino ad oggi l’esecutivo, con Lega e FdI per nulla convinti della bontà di quel trattato, hanno cercato di mediare con la Commissione Europea per ottenere potenziali intese su altri dossier urgenti in “cambio” della ratifica, mentre Forza Italia si dice continuamente d’accordo sull’intesa raggiunta ormai tre anni fa dal Consiglio Europeo (con Premier Conte, ndr) sul Meccanismo Europeo di Stabilità.
L’ANNUNCIO DEL CAPOGRUPPO DELLA LEGA MOLINARI: “NESSUN VOTO SUL MES A DICEMBRE”, ECCO PERCHÈ
A riconferma delle “voci” giunte stamane, il capogruppo della Lega alla Camera Riccardo Molinari annuncia che non vi sarà alcun voto sul Mes il prossimo 14 dicembre. «Il Patto di Stabilità è lontano dall’essere concluso, e anzi vi do una notizia: penso proprio che il 14 dicembre non discuteremo di Mes. Le spiego perché: il ministro Giorgetti ha fatto giustamente presente che è in calendario ma esistono provvedimenti che vengono prima», così il leghista ospite del “Caffè della Domenica” di Maria Latella a Radio 24.
Molinari ribadisce come la posizione della Lega sul Mes sia ben nota, ritengono sia «uno strumento superato» ma resta l’attesa per quello che alla fine deciderà di fare la Premier, «aspetteremo di capire le indicazioni della Meloni in merito». Per il capogruppo di Fi Paolo Barelli, raggiunto da Affari Italiani, la posizione dei forzisti non cambia: «è quella già espressa da Antonio Tajani, cioè il Mes può essere approvato se utile ad ottenere la deroga al Patto di Stabilità come l’Italia vuole. Previo un ulteriore passaggio del Parlamento in caso di reale utilizzo». Non solo, per Forza Italia l’utilizzo del Mes per l’Italia significherebbe essere in situazione di default, «cosa assolutamente improbabile. Il prossimo passaggio parlamentare non è un grande problema, è solo un fatto di principio e da capogruppo di Forza Italia dico che può essere utile per rasserenare gli altri Paesi europei e consentirci di ottenere una risposta positiva alle nostre richieste sulla riforma del Patto Ue. Ma deciderà il governo come e quando procedere». Dalle opposizioni continua la condanna al “tentennare” del Governo Meloni sul tema ex Salva Stati: «L’Italia non ha ratificato fin qui il Mes per motivi solo ideologici. Questo ha indebolito la trattativa che si sta portando avanti sulla riforma del patto di stabilità. Il governo ragiona in una logica contrattuale, una sorta di scambio: ‘ti do il mes, tu mi dai la rimodulazione del Pnrr e il patto di stabilità’, in un gioco delle tre carte dal quale in realtà non usciamo bene. Il Mes è una assicurazione per il sistema bancario europeo, in cui siamo tutti dentro», attacca il senatore Enrico Borghi, capogruppo al Senato di Italia Viva, a SkyTG24.
RIFORMA PATTO DI STABILITÀ E MES: GLI SCENARI PER IL GOVERNO MELONI IN UE
Il voto di ratifica sul Mes avrebbe dovuto tenersi per l’appunto il 14 dicembre prossimo, mentre la Premier Meloni sarà impegnata a Bruxelles per il Consiglio Europeo molto delicato sulla riforma del Patto di Stabilità e Crescita europeo. La mancata ratifica italiana – caso unico tra i 20 aderenti all’Eurozona – resta un vulnus scoperto nei rapporti tra l’Italia e Ue. Da Bruxelles infatti reputano poco comprensibile che l’Italia non abbia ancora firmato la riforma del fondo salva-Stati, dato che quell’accordo Roma lo ha già siglato sotto il Governo Conte.
Va ricordato come non vi sia una scadenza per l’attivazione del meccanismo, ma il pressing dell’Europa nasce da un fatto: senza la ratifica dell’Italia, il Mes continua a esistere ma il suo fondo di riserva per gestire i dissesti bancari dall’1 gennaio 2024 diventa inutilizzabile per tutti gli aderenti. Come spiega bene il “Sole 24 ore”, al Mes su 708,5 miliardi di capitale sottoscritto finora ne sono stati versati 81 miliardi dai 20 Stati aderenti: vi sono però ancora disponibili 417,4 miliardi e secondo la riforma del “nuovo” Mes dal 2024 si prevede l’ulteriore rifinanziamento di 68 miliardi di euro, «la funzione di backstop o “paracadute” per fronteggiare casi come quello avvenuto a metà marzo al Credit Suisse».
Pd, Azione, Italia Viva e Forza Italia sarebbero favorevoli alla ratifica, Lega, FdI e parte del M5s invece no: anche per queste diversità di vedute all’interno delle coalizioni è molto difficile vedere il semaforo verde in Parlamento già il 14 dicembre, giorno della calendarizzazione. «Il Parlamento ha i suoi tempi», rivela la fonte ai massimi vertici del Governo citata dal “Messaggero”, «slitterà senza ombra di dubbio il voto, impossibile vada a dicembre». Il rinvio ipotizzato dovrebbe vedere in gennaio il probabile voto di ratifica, a meno che qualcosa non cambi nel dialogo sulla riforma del Patto di Stabilità: il Governo Meloni non considera infatti il Mes come dossier “prioritario”, bensì giudica l’intenso dibattito sul nuovo Patto Ue ampiamente centrale nelle interlocuzioni con Bruxelles. Ergo il Mes potrebbe essere utilizzato come “arma negoziale” per ottenere qualcosa di più vantaggioso per la situazione italiana in merito alla riforma sulle prossime regole della fiscalità Ue. Secondo il ragionamento fatto dai colleghi del “Messaggero”, è probabile un compromesso alla fine raggiunto tra Meloni e Von der Leyen per una clausola inserita nella ratifica del Mes che prevede l’obbligo di un nuovo passaggio in Parlamento qualora si decida di fare ricorso al Fondo in futuro.