Prima erano poche decine di fedeli a riempire la Grace Cathedral di San Francisco, non lontano dal Financial District, ora arriva ad accogliere anche mille persone. Merito anche di Beyoncé Giselle Knowles-Carter, anche se l’ex cantante delle Destiny’s Child non ne sapeva nulla. Qui pregano e cantano, riflettono e si divertono. Questa è infatti, come ricostruito dal Corriere della Sera, la chiesa dove si celebra la “Messa di Beyoncé”. Ad un certo punto parte la base musicale di “Survivor”, canzone delle Destiny’s Child. Una afroamericana al microfono canta e scaglia a terra il soprabito di pelliccia sintetica, mentre il pubblico risponde con un’ovazione. Tutti cantano: “I’m a survivor, I’m gonna make it… I will survive, keep on surviving”. L’idea è della predicatrice e teologa Yolanda Norton, studiosa della Bibbia ebraica e iscritta al Bey Hive, fan club della pop star texana. La 37enne, che insegna al Black Church Studies e all’Union Theological Seminar di San Francisco, nelle sue lezioni ha cominciato a mescolare l’Antico Testamento con la realtà sociale moderna. E con un obiettivo ben preciso.



MESSA DI BEYONCÉ, LA CHIESA DOVE SI PREGA CANTANDO SURVIVOR

San Francisco è una delle città più contraddittorie degli Stati Uniti. Detiene il record di start up tecnologiche, ma ci sono senzatetto ovunque. Qui ci sono anche ragazze afroamericane che devono fare quotidianamente i conti con le difficoltà della vita. E proprio a loro si rivolge Yolanda Norton che ha brevettato la “Beyoncé’s Mass”, cioè la messa cantata sulle note delle hit dell’ex cantante delle Destiny’s Child. «Vogliamo ricordare loro che fanno parte di ciò che Dio aveva in mente durante la Creazione. Valorizziamo queste realtà in un mondo che spesso le respinge, che continua a rendere loro la vita difficile». Tutto è cominciato nell’aprile del 2018, poi il successo ha spinto questa idea fino a New York. La scelta del brano non è casuale: richiama infatti la condizione di «una sopravvissuta» che «troverà il modo per continuare a sopravvivere». E poi con la sua musica Beyoncé invita a essere liberi, se stessi. «Nei suoi video non compare solo un tipo di corpo femminile; ma più possibilità di essere donna e di essere nera. Non c’è vergogna per il proprio fisico; non c’è “colorismo”», dice Kelly Brown Douglas, preside dell’Union Theological Seminar, al New York Times.

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