«Ieri ho ricevuto una lettera di un gruppo di artisti: ringraziavano per la preghiera che noi abbiamo fatto per loro. Vorrei chiedere al Signore che li benedica perché gli artisti ci fanno capire cosa è la bellezza e senza il bello il Vangelo non si può capire. Preghiamo un’altra volta per gli artisti», così Papa Francesco ha introdotto questa mattina la Santa Messa da Casa Santa Marta, con il bello e l’arte, due dimensioni che sono connaturate alla storia della Chiesa fin dagli inizi. Nell’omelia centrale della celebrazione il Santo Padre ha poi introdotto il tema legato al Vangelo dell’appartenenza ad un popolo con l’alleanza posta da Dio con l’uomo fin da Abramo: «il cristianesimo non è questo: il cristianesimo è appartenenza a un popolo, a un popolo scelto da Dio gratuitamente. Se noi non abbiamo questa coscienza di appartenenza a un popolo saremmo cristiani ideologici, con una dottrina piccolina di affermazione di verità, con un’etica, con una morale oppure ritenendoci un’élite, ci sentiamo parte di un gruppo scelto da Dio».
Per questo motivo, conclude Papa Francesco, la deviazione più pericolosa dei cristiani. oggi e sempre. è per l’appunto «la mancanza di memoria di appartenenza a un popolo. Quando manca questo vengono i dogmatismi, i moralismi, gli eticismi, i movimenti elitari. Manca il popolo. Un popolo peccatore sempre, tutto lo siamo, ma che non sbaglia in genere, che ha il fiuto di essere popolo eletto, che cammina dietro una promessa e che ha fatto un’alleanza che lui forse non compie, ma sa».
LA PREGHIERA DI PAPA FRANCESCO
Come sempre in diretta video streaming e tv dalle ore 7 in poi anche per questo 7 maggio non mancherà la Santa Messa di Papa Francesco dalla Cappella di Casa Santa Marta: con la giornata di ieri si è inaugurata una nuova fase di catechesi che proseguirà per tutto il mese di maggio e che vedrà nelle varie Udienze Generali le tappe più significative. Riguarda la preghiera e il concetto di domanda concreta che si interpone tra Gesù e il cuore dell’uomo: nella quotidianità ancora devastata dall’emergenza coronavirus, come ha ricordato ancora ieri il Santo Padre, il bisogno della fede è da esprimersi nella maniera più semplice possibile, ovvero domandando. «La preghiera è il respiro della fede, è la sua espressione più propria. Come un grido che esce dal cuore di chi crede e si affida a Dio»: prendendo spunto dalla storia di Bartimeo, il cieco di Gerico, Papa Francesco ricorda come la possibilità di incontrare Cristo è sempre possibile se il cuore è “puro” nel domandare anche con modalità che possano “irritare” la gente normale.
«Le sue urla ripetute danno fastidio, non sembrano educate, e molti lo rimproverano», continua Papa Francesco nell’Udienza Generale del mercoledì, «La preghiera di Bartimeo tocca il suo cuore, il cuore di Dio, e si aprono per lui le porte della salvezza». Al termine della catechesi, il Santo Padre ha poi riassunto il tutto con questo appello: «Più forte di qualsiasi argomentazione contraria, nel cuore dell’uomo c’è una voce che invoca. Tutti abbiamo questa voce, dentro. Una voce che esce spontanea, senza che nessuno la comandi, una voce che s’interroga sul senso del nostro cammino quaggiù. […] Gli artisti si fanno spesso interpreti di questo grido silenzioso del creato, che preme in ogni creatura ed emerge soprattutto nel cuore dell’uomo, perché l’uomo è un “mendicante di Dio”. Bella definizione dell’uomo: “mendicante di Dio”».
PAPA FRANCESCO, L’OMELIA DI IERI
Nell’attesa di ricevere la nuova comunione spirituale di giornata nella Santa Messa da Casa Santa Marta – diretta tv su Rai 1 e Tv2000, video streaming su YouTube Vatican News e RaiPlay – eccovi le parti principali dell’omelia che giusto ieri Papa Francesco ha proferito sul tema del coraggio e della luce nelle tenebre del cuore: «Il Signore ci salva dalle tenebre che noi abbiamo dentro, dalle tenebre della vita quotidiana, della vita sociale, della vita politica, della vita nazionale, internazionale… Tante tenebre ci sono, dentro. E il Signore ci salva. Ma ci chiede di vederle, prima; avere il coraggio di vedere le nostre tenebre perché la luce del Signore entri e ci salvi».
Per questo motivo, invoca il Papa al termine della celebrazione da Santa Marta, non bisogna avere paura del Signore: «è molto buono, è mite, è vicino a noi. È venuto per salvarci. Non abbiamo paura della luce di Gesù». Nella preghiera scelta invece alla Comunione, Papa Francesco ha scelto questo testo per approcciarsi all’eucaristia ancora in forma spirituale viste le ordinanze del Governo in tema di coronavirus: «Gesù mio, credo che sei realmente presente nel Santissimo Sacramento dell’altare. Ti amo sopra ogni cosa e ti desidero nell’anima. Poiché ora non posso riceverti sacramentalmente, vieni almeno spiritualmente nel mio cuore. Come già venuto, io ti abbraccio e tutto mi unisco a te. Non permettere che mi abbia mai a separare da te».