“È la fine degli anni 70. Tra alcuni amici di Rimini, che condividono l’esperienza cristiana, nasce il desiderio di incontrare, conoscere e portare a Rimini tutto quello che di bello e buono c’è nella cultura del tempo. Così ha origine il Meeting per l’amicizia fra i popoli nel 1980. Un incontro tra persone di fede e culture diverse. Un luogo di amicizia dove si possa costruire la pace, la convivenza e l’amicizia fra i popoli. Una trama di incontri che nascono da persone che mettono in comune una tensione al vero, al bene, al bello”.
Così leggiamo sul sito del Meeting di Rimini. All’inizio di ogni gesto è sempre interessante riandare a ciò che l’ha generato, perché non vinca l’abitudine, la trappola del tapis roulant che, presto o tardi, costringe tutti a farci i conti. Nella sua origine il Meeting nasce come desiderio di incontro, di sguardo nuovo sull’altro, di valorizzazione audace. Muove dalla certezza che l’altro è un bene, che non ci sono nemici tra gli uomini, che “L’incontro delle culture è possibile perché l’uomo, nonostante tutte le differenze della sua storia e delle sue creazioni comunitarie, è un identico e unico essere. Quest’essere unico che è l’uomo, nella profondità della sua esistenza, viene intercettato dalla verità stessa” (Benedetto XVI, Fede, Verità, Tolleranza. Il cristianesimo e le religioni del mondo, Siena 2003).
È una scommessa radicale che sfida tutti i tempi, come sfidò la storia duemila anni fa, vero e proprio antidoto a quella “sorta di epidemia di inimicizia” di cui parla il Papa all’inizio del Messaggio per l’edizione del Meeting di quest’anno. Nel 2004 don Giussani concluse l’edizione del Meeting con queste parole: “Ognuno di noi ha la coscienza in questo momento di diventare fattore interessante, creatore di realtà presenti, di volontà di cambiamento. Non so se tutto il sacrificio dell’intervento, nel dialogo di questi giorni, è stato più bello o più capace di essere patrocinatore di una vivificata protensione alla vita, di appassionato amore al mistero dell’uomo, appassionato amore al disegno dell’uomo. Io lascio queste parole come le ultime che in questo momento possiamo ripetere: appassionato calore, appassionato affetto per quello che l’uomo può fare, essere e centrare nella sua storia”.
L’inimicizia, che come velenosa zizzania può diffondersi ovunque, è vinta solo da una posizione originale come quella che ha introdotto Cristo rispetto a ogni uomo e donna. Papa Francesco, sempre nel suo Messaggio, ripete più volte che l’amicizia vera non può che avere questo come orizzonte. Altrimenti diventa in un attimo complicità, servitù a chi comanda, generatrice di gente adatta a tutte le stagioni. Uomini e donne interi: di questo c’è bisogno. Ma come si fa? Continua il Messaggio del Papa: “La legge dell’amicizia è stata fissata da Gesù con queste parole: Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici (Gv 15,13)”. Per questo il Santo Padre chiede ai cristiani e a tutti gli uomini e le donne di buona volontà di non rimanere sordi davanti al grido che sale a Dio da questo nostro mondo.
Non bastano i discorsi, occorrono piuttosto “gesti concreti” e “scelte condivise” che costruiscano una cultura di pace lì dove ciascuno di noi si trova a vivere: “riconciliarci in famiglia, con gli amici o con i vicini, pregare per chi ci ha ferito, riconoscere e aiutare chi è nel bisogno, portare una parola di pace a scuola, in università o nella vita sociale, ungere di prossimità qualcuno che si sente solo” (Discorso al Meeting mondiale sulla fraternità umana Not alone, 10 giugno 2023)”. Da esperienze come quelle del Meeting ci si può aspettare che nascano vere e proprie “amicizie operative” che tentino, con libertà, esempi di quella cultura dell’incontro che sta all’origine di un evento come questo.
Ma sarebbe ancora troppo poco se non si aprisse la strada alla vera opera indicata da Gesù ai suoi: la fede. Solo la fede consente di essere tutti interi nella vita. Nel Messaggio per la prossima edizione leggiamo ancora: “Quante amicizie sono nate nei padiglioni della Fiera di Rimini durante i Meeting! Come afferma il Santo Padre, ‘le vere amicizie succedono, e poi è come se si coltivassero. Al punto di far entrare l’altra persona nella mia vita’ (Intervista all’emittente FM Milenium 106.7, settembre 2015)”. Occorre un’apertura all’amicizia, come avvenimento imprevisto, che consenta realmente allo Spirito Santo di sorprenderci in ogni istante. Dei rapporti calcolati, studiati a tavolino, programmati per un tornaconto, mossi da logiche di potere e di rivalsa è bene sempre diffidare, anche se potrebbero diventare apparentemente i più forti.
Nel Messaggio si legge un’ultima raccomandazione fondamentale: “Papa Francesco auspica che il Meeting per l’amicizia tra i popoli continui a promuovere la cultura dell’incontro, aperto a tutti, nessuno escluso, perché in chiunque c’è un riflesso del Padre che dà a tutti la vita e il respiro e ogni cosa (At 17,25). Possa ognuno dei partecipanti imparare un po’ ad accostare gli altri alla maniera di Gesù, che ‘sempre tende la mano, sempre cerca di sollevare, di fare in modo che la gente guarisca, che sia felice, che incontri Dio’ (Catechesi, 7 agosto 2019). Così che crescano l’amicizia sociale e l’amicizia tra i popoli”.
Per questo sarà interessante scoprire i contenuti di relazioni e mostre, spettacoli e film, libri e concerti, ma dobbiamo stare in allerta per scoprire il “Meeting degli imprevisti” fatto di volti e storie, confidenze e lacrime, abbracci e sguardi, slanci e stanchezze. Questo impedirà all’abitudine e al tranello dell’audience di avere la meglio. Questo permetterà di essere, ancora una volta, “intercettati dalla verità stessa”. Del resto incontriamo solo se siamo incontrati.
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