Dove andrà a giocare Leo Messi? La bomba, destinata eventualmente a influire sull’intero calciomercato mondiale per la prossima sessione (e forse non solo), è stata sganciata domenica sera, dal Brasile: la Pulce avrebbe comunicato alla dirigenza del Barcellona la volontà di cambiare aria, a seguito della umiliante sconfitta di Champions League patita per mano del Bayern Monaco. La classica goccia che fa traboccare il vaso, perché a dirla tutta lo sgretolamento dei rapporti tra il capitano e il club sarebbe iniziato almeno all’inizio del 2020. Oggi si è arrivati ad una situazione per la quale il presidente Josep Maria Bartomeu sarebbe visto come una figura scomoda e ingombrante, totalmente avversa a un Messi che, come in un film western, avrebbe tuonato “o io o lui”. La città è troppo piccola per entrambi: sognano in particolare i tifosi dell’Inter, una delle (due?) squadre che oggi potrebbero realmente mettere le mani sull’argentino. Inter che, curiosamente, uno scenario identico lo aveva vissuto personalmente con Ronaldo il Fenomeno e Héctor Cuper: Moratti scelse l’Hombre Vertical, il resto è storia.



Dicevamo: perché Leo Messi vorrebbe lasciare il Barcellona? Per scoprirlo, o per avere una bozza di risposta, dobbiamo tornare al bollente inverno catalano. Il club aveva appena dato il benservito a Ernesto Valverde, reo di aver perso la Supercoppa di Spagna a corredo di risultati poco entusiasmanti in campionato e Champions League: Eric Abidal, ex terzino blaugrana e dirigente fino a poche ore fa (è ufficiale la separazione dalla società), aveva rilasciato dichiarazioni che puntavano il dito contro la squadra, colpevole di scarso impegno e di non fare gruppo. Messi, uno che solitamente è poco visibile sui social e raramente rende pubblica la sua opinione, si era fatto sentire: con nemmeno troppa diplomazia aveva intimato all’ex compagno di assumersi le sue responsabilità, esattamente come i calciatori si assumono le loro. Solo la punta dell’iceberg, tuttavia: nel frattempo infatti Bartomeu veniva travolto dallo scandalo Barçagate. Riassumendo: il presidente era stato accusato di aver pagato un milione di euro (in rate inferiori a 200 mila, così da non richiedere l’autorizzazione della giunta societaria) alla società I3 Ventures, allo scopo di creare profili social e portali dai quali intaccare la posizione di calciatori della rosa ed ex figure di spicco del mondo blaugrana.



Il motivo? Bartomeu (che ha ammesso il contratto con l’azienda, ma adducendo necessità opposte) pensava evidentemente che questi personaggi fossero troppo ingombranti, oscurando la posizione del Barcellona in quanto realtà e pianeta e diventando essi stessi più grandi e influenti. Inutile dirlo: tra questi personaggi compariva anche Leo Messi. Chiaramente lo scandalo, vero o presunto che fosse, ha immediatamente congelato i rapporti presidente-capitano; oltre a questo, l’uscita di Abidal sullo scarso impegno della rosa potrebbe aver contribuito a inasprire i toni, visto che il francese è stato messo sulla poltrona dallo stesso Bartomeu che, in più, non avrebbe preso posizione contro il suo direttore sportivo quasi avallandone le critiche. In questo caso andiamo nel campo della ricostruzione romanzata, ma è evidente che la rottura Messi-Barcellona (se davvero si arriverà a questo) non si possa ascrivere esclusivamente ad una stagione da zero titoli: era successo anche nel 2008 in un momento nel quale la Pulce avrebbe potuto – con altri prezzi e minor clamore – ambire a esplorare altre piazze, e va ricordato che nel 2013 era stato sempre il Bayern a rifilare 7 gol ai catalani (anche se in due partite, però a fronte di zero segnati da Messi e compagni).



Bartomeu, in carica dall’inizio del 2014, ha pur sempre vinto la Champions League ed è il presidente che ha scelto Luis Enrique operando una scelta molto simile a quella con cui fu iniziato l’impressionante ciclo di Pep Guardiola. Tuttavia, da allora non ne ha azzeccata una: lui o i suoi collaboratori hanno operato la cessione di Neymar e, quando il brasiliano ha chiesto di tornare, si sono trovati nelle condizioni di non poterlo riacquistare perché nel frattempo le entrate erano state scellerate, per non dire peggio. Oltre 100 milioni per Philippe Coutinho, oltre 100 milioni per Ousmane Dembélé, oltre 100 milioni per Antoine Griezmann: nel mentre, i giovani della Masia sono stati quasi dimenticati – il prestito di Carles Perez alla Roma è stato rimpianto da Quique Setién, trovatosi con la coperta corta in attacco – ed è stata smarrita la via. Associare tutto questo all’addio di Messi appare comunque forzato, ma se iniziamo a dire che la Pulce gioca in questa squadra da tutta la vita, ha 33 anni e si è tolto ogni possibile sfizio, l’idea di una nuova avventura sulla scia di Cristiano Ronaldo (per quanto diversa sia la storia del portoghese) non è certo peregrina.

Ecco, Cristiano Ronaldo: della suggestione di ritrovare il grande rivale abbiamo già detto, ma il motivo per cui Messi potrebbe arrivare all’Inter è anche finanziario (esattamente come per l’attaccante della Juventus) e oggi, pensando alla nostra Serie A, solo Suning e i nerazzurri potrebbero permettersi una simile operazione. L’altra squadra che potrebbe puntare sull’argentino è il Manchester City, qualora Pep Guardiola dovesse rimanere (e non ci sono motivi per affermare il contrario, almeno oggi): il tecnico catalano è il motivo principale per cui oggi la Pulce ha qualunque possibile record nella storia blaugrana e non solo. Fu lui a trasformarlo in un centravanti tattico liberando l’area avversaria, mettendo in pratica il concetto dello spazio vuoto da attaccare. Una reunion è assolutamente possibile, anche se qualcuno immagina che possa essere a Barcellona e non in Inghilterra; ci sarebbe poi il Psg che, quando si tratta di acquisti sensazionali, non si può mai escludere dall’equazione. Per di più adesso, perché un acquisto di Messi (o se è per questo di CR7) potrebbe realmente portare al ritorno di Neymar in Catalogna.

Vero è anche che potremmo stare facendo i conti senza l’oste, che in questo caso sarebbero due: il primo sta nel fatto che sul contratto di Messi ci sarebbe una clausola che gli permette di liberarsi a zero anche un anno prima della scadenza (e dunque il momento arriverebbe adesso), cosa che al netto dello stipendio metterebbe in gioco molte più squadre. Il secondo, ne abbiamo parlato ieri, è l’avvento di Ronald Koeman: una scelta in linea con quella di Frank Rijkaard che diede il via al grande ciclo poi sublimato da Guardiola, ma anche l’allenatore che per primo lanciò un esile ragazzino argentino sulla scena, dandogli poi una maglia da titolare. Una scelta che potrebbe essere sufficiente a convincere Leo a sposare un altro anno la causa del Barcellona; per dirla tutta, infine, dietro la porta potrebbe essere nascosto un terzo oste: quello secondo cui una frattura tra Messi e i blaugrana non c’è mai stata, la Pulce è felice della sua squadra e chiuderà la carriera in Catalogna. L’Inter spera che non sia così, forse la telenovela è appena cominciata, la verità in questo momento la sa solo l’uomo con il numero 10 e la fascia di capitano.