Il Messico sta diventando sempre più rifugio di spie russe e diplomatici in fuga dopo essere stati espulsi da Europa e Usa, preoccupa lo storico legame del governo con i servizi segreti già dai tempi del Kgb, rafforzato ora dopo il conflitto in Ucraina, proprio per la vicinanza a territori strategici per la Russia come appunto gli Stati Uniti e Cuba. Lo conferma un’inchiesta dell’editorialista del Wall Street Journal, riportata anche dal quotidiano Il Foglio. La giornalista Mary Anastasia O’Grady, ha analizzato alcuni fatti avvenuti negli anni che proverebbero il continuo ruolo centrale del Cremlino nel posizionare strategicamente i suoi uomini dell’intelligence nel territorio messicano per controllare le informazioni occidentali.



Era già accaduto ai tempi di Trotzky, che fu assassinato proprio in Messico nel 1940, successivamente durante la guerra fredda lo stato fu sede di spionaggio internazionale, per la sua posizione geografica. Ora oltre ad essere terra di accoglienza per personaggi definiti “consiglieri politici” di Putin, è anche diventato un punto di riferimento per la destabilizzazione della democrazia occidentale.



Spie russe in Messico, accolti 36 diplomatici in fuga dall’Europa

Il 24 marzo del 2022, Glen VanHerck, direttore del comando di difesa aerospaziale degli Usa aveva lanciato l’allarme spie russe, dichiarando pubblicamente che “la maggior parte dell’intelligence russa nel mondo si trova in Messico in questo momento”. Monitorando poi più da vicino il fenomeno, recentemente si è scoperto che sarebbero stati accolti 36 nuovi cittadini russi, ufficialmente “diplomatici” espulsi a causa delle restrizioni in Europa.

Ma secondo l’analisi del Wall Street Journal in realtà si tratterebbe di consiglieri di Putin legati ai servizi segreti del Cremlino e mascherati dai ruoli di “consoli” o “addetti ad operazioni militari”. In totale quindi ora sarebbero diventati 85 i membri delle ambasciate russe in Messico, un aumento del personale del 60% di unità in un anno che confermerebbe la preoccupante manovra politica e strategica in atto, compiuta con la complicità del governo.