Vicinissima al boss stragista di Cosa Nostra al punto da essere ritenuta la sua “postina”, addetta a gestire la sua corrispondenza durante la latitanza: è con queste pesanti accuse che Martina Gentile, figlia della storica amante di Messina Denaro, Laura Bonafede, sarebbe finita in manette poche ore fa, arrestata nell’ambito della complessa inchiesta sulla rete di fiancheggiatori dell’ex capomafia catturato nel gennaio scorso.



La donna, fermata dai carabinieri del Ros e attualmente ai domiciliari, risulterebbe indagata per le ipotesi di favoreggiamento e procurata inosservanza della pena con l’aggravante di aver favorito l’organizzazione criminale. Martina Gentile, classe 1992, è la figlia dell’ergastolano Salvatore Gentile e di Laura Bonafede (maestra che per anni sarebbe stata legata sentimentalmente Messina Denaro e oggi in carcere) e secondo il quadro tracciato dagli inquirenti avrebbe giocato un ruolo di spicco nella gestione delle comunicazioni dell’ex padrino di Castelvetrano quando era latitante. Messina Denaro, riporta Ansa, avrebbe nutrito nei confronti della ragazza un affetto paterno e a lei sarebbe stata affidata una parte dei “pizzini” del boss da consegnare a diversi destinatari con modalità che non destassero sospetti: per agire indisturbata, Martina Gentile avrebbe nascosto i messaggi di Messina Denaro nel passeggino della figlia smistandoli, di volta in volta, a seconda delle necessità dell’ex capomafia. La Procura di Palermo per lei aveva già chiesto la custodia cautelare in carcere, ma secondo il gip non sussistevano indizi sufficienti a sostenere il provvedimento. Alla luce delle recenti scoperte investigative, però, il giudice per le indagini preliminari avrebbe disposto i domiciliari in quanto la donna è madre di una bimba di 3 anni.



Messina Denaro, per i pm Martina Gentile sarebbe “depositaria” dei segreti del padrino

Non un elemento marginale, ma un cardine chiave tra il Messina Denaro superlatitante e il resto del “mondo” al quale il padrino di Castelvetrano rivolgeva i suoi messaggi top secret mentre proseguiva la sua fuga dalla giustizia. Questa sarebbe la posizione di Martina Gentile nell’assetto della rete di presunti fiancheggiatori che avrebbe permesso al boss di restare libero per decenni prima della cattura, clamorosa e controversa, avvenuta lo scorso 16 gennaio nel cuore di Palermo. Secondo l’accusa che ha portato la giovane figlia di Laura Bonafede ai domiciliari (i genitori sono in carcere), il suo ruolo sarebbe stato centrale nella gestione della fitta corrispondenza di Messina Denaro durante la sua latitanza e per i magistrati avrebbe goduto di una tale fiducia da essere considerata “depositaria” dei segreti del padrino. 



Secondo la Procura, riporta Ansa, Martina Gentile avrebbe gestito lo scambio dei pizzini del boss sfruttando il rapporto con un altro presunto tramite di Messina Denaro, Lorena Lanceri, finita in manette nei mesi scorsi insieme al marito e ritenuta una delle più strette fiancheggiatrici del padrino. Per gli inquirenti, quest’ultima avrebbe consegnato a Gentile i messaggi scritti dal capomafia e la ragazza li avrebbe recapitati ai destinatari di turno tra i quali sua madre, Laura Bonafede. Lo scambio della corrispondenza sarebbe avvenuto spesso nello studio dell’architetto ed ex assessore all’Urbanistica del Comune di Campobello di Mazara in cui entrambe lavoravano.

Nome in codice “Tany”: così Messina Denaro chiamava Martina Gentile nei suoi pizzini

La figlia di Laura Bonafede che ora sarebbe indagata per favoreggiamento e procurata inosservanza della pena avrebbe avuto anche un nome in codice usato da Messina Denaro per indicarla nei suoi pizzini: “Tan” o “Tany”. Stando all’ipotesid ell’accusa, Martina Gentile non solo avrebbe favorito la latitanza del boss ma avrebbe condiviso con lui e altri soggetti che interloquivano con il boss una sorta di “linguaggio cifrato” pensato per occultare l’identità delle persone coinvolte nella gestione della sua vita all’ombra della giustizia.

Per i pm, Gentile sarebbe stata “uno degli ingranaggi indispensabili del sistema di comunicazione ingegnato dal latitante, grazie al quale questi ha anche potuto mantenere la indispensabile sponda di Laura Bonafede nella condivisione e gestione delle strategie mafiose sul territorio di Campobello di Mazara“. Il Corriere della Sera riporta un passaggio dell’ordinanza del gip con cui è scattato l’arresto della ragazza e in cui si evidenzia come, secondo il giudice, Martina Gentile “sia totalmente impregnata della ‘cultura’ mafiosa” al punto da voler “trasferire i suoi malsani ‘ideali’ persino alla figlia“.