LA RIVELAZIONE SU MATTEO MESSINA DENARO E LA RABBIA CONTRO LA BEATIFICAZIONE DI DON PINO PUGLISI

Infuriato, arrabbiato, imbufalito: si può dirlo in tanti modo ma questo emerge dai racconti su Matteo Messina Denaro rispetto all’annuncio della Beatificazione di Don Pino Puglisi. Lo svelano il procuratore di Palermo, Maurizio de Lucia, e il giornalista di Repubblica, Salvo Palazzolo, nell’ultimo libro “La cattura” in cui vengono svelati i vari dettagli circa l’arresto lo scorso 16 gennaio 2023 dell’ex capo dei capi di Cosa Nostra. In particolare, Messina Denaro avrebbe manifestato deciso disprezzo per il corso della Chiesa Cattolica nel identificare come testimoni di fede e di speranza uomini come Don Pino Puglisi, sacerdote di Palermo ucciso dalla mafia nel quartiere di Brancaccio il 15 settembre 1993.



Aveva osato sfidare i boss locali e il silenzio omertoso della città davanti al dramma della criminalità, aveva osato educare i giovani alla bellezza e alla vita: e per tutto questo, Matteo Messina Denaro non poteva sopportarlo. Così negli appunti ritrovati negli anni della latitanza (e tutto il materiale sequestrato dopo la cattura) emergono dettagli inquietanti circa l’ira del boss contro la Chiesa dell’allora Pontefice San Giovanni Paolo II. «Quando la Chiesa ha posto sull’altare don Pino Puglisi, proclamandolo beato, ribadendo la scomunica agli uomini della mafia scrivono De Lucia e Palazzolo nell’anticipazione del nuovo libro pubblicata da “Avvenire” – Messina Denaro è andato su tutte le furie».



MESSINA DENARO, LA MAFIA E LO SCONTRO CON LA CHIESA

Messina Denaro voleva decidere da solo cosa era giusto e sbagliato, cosa era “bene” e cosa “male” per il boss “erede” di Totò Riina: «Ho imparato e mi hanno insegnato che le religioni e quindi anche quella cattolica interessa lo spirito e attiene all’anima, a una giustizia che non è di questa terra», si legge in uno dei “pizzini” recuperati nei diari sequestrati dai Ros del colonnello Lucio Arcidiacono. Ancora Matteo Messina Denaro rileva come la fede sia sì la più alta passione dell’uomo e la Chiesa «in quanto detentrice del potere spirituale è sovraordinata nella cura dell’anima».



Secondo l’ex boss ora arrestato, la Chiesa negli anni si è «politicizzata» e ha «militarizzato i propri esponenti che condannano e puniscono come flagellatori di corpi e di anime»: da criminale responsabile, mai pentito, di diversi omicidi e stragi, Messina Denaro si arroga il diritto di dare ai preti e alla Chiesa il “patentino” di cattivi interpreti della fede cristiana. «Il rapporto con Dio è personale – scrive ancora Messina Denaro -, non vuole intermediari e soprattutto non vuole alcun esecutore terreno». Come già raccontato lo scorso luglio dal presidente del Tribunale in Vaticano (ex giudice di Roma) Giuseppe Pignatone, la Mafia nel 1993 mise bombe nella Capitale come minaccia a Giovanni Paolo II: secondo il magistrato, vi era una vera e propria ossessione nel “capo dei capi” di Cosa Nostra, Riina, contro la cultura antimafia che la Chiesa seppe esercitare nel pieno della strategia del terrore in Sicilia: da Don Pino Puglisi a Rosario Livatino fino alle parole forti del Santo Padre Karol Wojtyla con le quali venne lanciato un giudizio chiaro e netto alla mafia. Da Riina a Messina Denaro, il passo è breve: si legge ancora nei diari riportati da Palazzolo, «Gli anatemi sono espressioni umane non certo di chi è solo spirito e perdono. Non sono coloro che si proclamano i soldati di Dio a poter decidere e giustiziare il mio corpo esanime, non saranno questi a rifiutare le mie esequie. Sono io in piena coscienza e scienza che rifiuto tutto ciò perché ritengo che il mio rapporto con la fede è puro, spirituale e autentico, non contaminato e politicizzato. Dio sarà la mia giustizia, il mio perdono, la mia spiritualità». Attaccando direttamene Papa Wojtyla che con il discorso in Sicilia nel 1993 annunciava la scomunica a tutti i mafiosi, Messina Denaro descrive iroso «Chi come oggi osa cacciare e ritenere indegna la mia persona non sa che non avrà mai la possibilità di farlo perché io non lo consento, non ne darò la possibilità. Rifiuto ogni celebrazione religiosa perché fatta di uomini immondi che vivono nell’odio e nel peccato».