Proseguono spedite le indagini dopo l’arresto del super latitante Matteo Messina Denaro, volte in particolare a scoprire l’eventuale rete di fiancheggiatori che ha coperto il boss per 30 anni. Dopo i due covi scoperti nelle ultime ore, fra cui uno intestato ad Andrea Bonafede, quello che sembrerebbe un prestanome, stando a quanto riferito dal sito di Rai News la notizia di oggi è il sequestro di un’altra abitazione, leggasi quella della mamma dello stesso geometra di 59 anni che ha prestato la propria identità al capo di Cosa Nostra.
L’abitazione della donna si trova vicinissima al secondo covo scoperto nella giornata di ieri, sempre in località Campobello di Mazara, in provincia di Trapani. La casa, come fanno sapere gli inquirenti, è comunque da tempo disabitata, in quanto la madre di Bonafede vivrebbe in un’altra abitazione situata in località Tre Fontante, sempre in provincia di Trapani, assieme ad una delle sue figlie. I Ris di Messina stanno nel frattempo passando al setaccio i covi fino ad oggi scoperti anche attraverso l’aiuto della tecnologia per individuare tracce biologiche e impronte digitali: attraverso la scoperta di queste ultime si potrebbe infatti risalire ad eventuali persone che sono state in compagnia di Matteo Messina Denaro e capire se si tratta di fiancheggiatori o meno.
MESSINA DENARO, COMANDANTE ROS: “CHI PENSA A TRATTATIVE SEGRETE…”
Al momento sono stati trovati oggetti di poco valore dal punto di vista delle indagini, visto che si parla di gioielli e argenteria, oltre ad abiti firmati, ma in ogni caso le indagini non si placano e sono i più quelli convinti che alla fine siano diversi i rifugi dello stesso boss. Da segnalare infine le dichiarazioni di Pasquale Angelosanto, comandante del Ros, che intervistato stamane dal Corriere della Sera ha spiegato: “Chi pensa a trattative segrete o addirittura a una consegna concordata umilia gli investigatori e i magistrati che per anni hanno lavorato giorno e notte per catturare Matteo Messina Denaro”.
Lucio Arcidiacono colonnello dei Ros che ha bloccato Messina Denaro, ha invece raccontato a I Fatti Vostri: “Momento dell’arresto quasi indescrivibile, con delle fasi concitate, ognuno aveva cose da fare, abbiamo dovuto svolgere ognuno delle cose rapide. Le indagini – ha aggiunto – non sono assolutamente finite, una parte sta iniziando ora ed è successiva all’arresto. Dobbiamo mettere a sistema ciò che abbiamo documentato prima del 16 gennaio con ciò che è emerso nell’ultimo periodo”.
MATTEO MESSINA DENARO, ARCIDIACONO: “L’HO RICONOSCIUTO SUBITO”
“Sui covi del latitante – ha continuato il colonnello del Ros – posso dire che il primo è il rifugio in cui il latitante si nascondeva negli ultimi mesi, per il secondo obiettivo sono in corso accertamenti e solo al termine si capirà se la stanza blindata era nella disponibilità del catturato”. E ancora: “Per l’arresto siamo partite dalle numerosissime intercettazioni telefoniche e ambientali che ci hanno fornito un preziosissimo supporto senza il quale non saremmo riusciti a raggiungere l’obiettivo”.
“A queste attività ne abbiamo aggiunto altre innovative, dovevamo inventarci qualcosa di unico, analizzando dei metadati per scovare il codice dietro cui si poteva nascondere il latitante. Erano emersi tanti nominativi e alla fine solo uno aveva le caratteristiche ipotizzate, poi venerdì sera abbiamo avuto la consapevolezza”. Il colonnello Arcidiacono ha aggiunto e concluso: “Lui si sentiva sicuro, era nella sua area. Lui si presentava con un documento che a prima vista sembra valido. Per noi è stato più facile, quando l’ho visto l’ho riconosciuto immediatamente, ma io non ho fatto altro che a pensare a lui in questi anni, immagino che per altri non poteva essere la stessa cosa”. Il colonnello ha concluso: “Ho maturato la scelta di divenire carabiniere negli anni delle stragi, ho seguito un percorso e alla fine mi ha portato a questa cattura, l’arresto di Matteo Messina Denaro era l’ultimo degli stragisti e chiude un cerchio. Dovevamo assicurarlo alla giustizia italiana, lo dovevamo a tutte le vittime della mafia”.