L’arresto di Matteo Messina Denaro, avvenuto il 16 gennaio scorso, ha innescato una serrata caccia ai fiancheggiatori e nelle ultime ore si sarebbero aggiunti diversi nomi nell’alveo dell’inchiesta sulla latitanza trentennale del “padrino di Castelvetrano”. Tra questi Alfonso Tumbarello, il medico di base di Campobello di Mazara (luogo in cui sarebbe stato scoperto il covo dell’ex superlatitante) che risulterebbe indagato. Lo riporta Ansa, secondo cui Tumbarello avrebbe firmato prescrizioni mediche per Andrea Bonafede, l’alias utilizzato da Messina Denaro fino al giorno della cattura.



Stando a quanto appreso dalla stessa agenzia di stampa, il legale del medico, Giuseppe Pantaleo, nominato difensore di fiducia, avrebbe sottolineato quanto segue, spiegando che Tumbarello chiarirà quando verrà interrogato: “Il mio assistito è fiducioso nella magistratura e nelle forze dell’ordine affinché si accerti la verità. L’atteggiamento del dottor Tumbarello non credo possa essere diverso da chi intende dare chiarimenti che può e che è in condizioni di dare“. La posizione di Alfonso Tumbarello sarebbe ora al vaglio degli inquirenti insieme a quella di un oncologo che avrebbe prestato cure al boss per il tumore. Stando a quanto scrive Ansa, fino a poco tempo fa Tumbarello sarebbe stato medico di base del vero Andrea Bonafede, 59enne residente nel Comune del Trapanese in cui si sarebbe consumata l’ultima fase della latitanza di Messina Denaro e anch’egli iscritto nel registro degli indagati.



Medico di base indagato: avrebbe prescritto ricette per Andrea Bonafede, alias usato da Messina Denaro

Per preservare la sua vita da latitante, il boss Matteo Messina Denaro si sarebbe servito anche di una falsa identità sotto le generalità di Andrea Bonafede. Documenti come carta d’identità e tessera sanitaria sarebbero stati modificati per sostenere l’alias usato dall’ultimo padrino di Cosa Nostra, permettendogli di usufruire di assistenza medica e di restare nell’ombra per una fase della latitanza su cui ora interverrano le indagini della Procura di Palermo.

Al centro del fuoco investigativo, secondo quanto riportato dall’Ansa, sarebbero finiti non solo il vero Andrea Bonafede, il geometra 59enne di Campobello di Mazara (Trapani) che avrebbe “prestato” l’identità a Messina Denaro, ma anche il medico di base Alfonso Tumbarello e l’oncologo trapanese Filippo Zerilli, indagati, riporta Ansa, nell’ambito dell’arresto dell’ex superlatitante in merito alla rete di presunti fiancheggiatori del boss. Zerilli, stando a quanto appreso dall’agenzia di stampa, avrebbe eseguito l’esame del Dna necessario alle cure chemioterapiche a cui Messina Denaro doveva sottoporsi. Una parte dell’attività investigativa verterebbe ora sull’accertamento di un punto nevralgico: chiarire se i medici fossero a conoscenza di trovarsi di fronte all’uomo più ricercato tra i latitanti di mafia. La posizione di Tumbarello, riporta RaiNews, apparirebbe al momento più grave in quanto, per la sua veste di medico di base a Campobello di Mazara, avrebbe ben conosciuto il vero Bonafede.