Anche Matteo Messina Denaro, come vuole la “tradizione mafiosa”, utilizzava i pizzini per comunicare, ma anche per esprimere i suoi pensieri riguardo il modo di vivere e scritti con considerazioni di carattere personale. Molti di questi sono stati rinvenuti dopo l’arresto della sorella Rosalia, che li conservava come se fossero delle vere reliquie. Avvolte in nastro adesivo, come piccoli pacchetti con scritti i nomi dei destinatari, spesso mascherati con nomignoli e diminutivi.



Come ad esempio “Fragolina”, soprannome di Rosalia sorella di Messina Denaro, alla quale inviava, messaggi frequenti  che contenevano le sue riflessioni, ma anche veri e propri ordini che hanno permesso ai Carabinieri di acquisire nuovi elementi a sostegno delle prove per incriminare il boss. Anche dalle forze dell’ordine infatti dopo il ritrovamento, i pizzini sono stati definiti: “preziosissimi elementi probatori da cui potere documentare con certezza il ruolo di tramite e di fedele esecutrice degli ordini del latitante svolto dalla donna nel corso di diversi anni“.



Il contenuto dei pizzini che Messina Denaro inviava alla sorella Rosalia

Nei pizzini che Messina Denaro inviava alla sua fedele complice sorella Rosalia, c’era un po’ di tutto il suo pensiero sulla società e la mafia. Con alcune dichiarazioni che sembrano proprio un “manifesto del boss” con precise regole di comportamento spiegate. Della sua vita da malavitoso, si giustificava quasi con il fatto che secondo lui i siciliani sarebbero stati da sempre perseguitati dallo stato: “Essere incriminati di mafiosità, arrivati a questo punto lo ritengo un onore. Siamo stati perseguitati come fossimo canaglie. Trattati come se non fossimo della razza umana. Siamo diventati un’etnia da cancellare. Eppure, siamo figli di questa terra di Sicilia, stanchi di essere sopraffatti da uno Stato prima piemontese e poi romano che non riconosciamo



Ma il boss si dedicava anche alla scrittura di alcune “massime” dalle quali si può interpretare il suo codice “d’onore” di comportamento come, “ho conosciuto tante persone coraggiose con le pecore e pecore con i coraggiosi. Ho sempre disprezzato questo modo di vivere. Che schifo“. E poi sosteneva in altre riflessioni, l’importanza di non essere dimenticati, “un essere umano muore veramente quando viene dimenticato. Ed io credo che non lo sarò mai. Le persone che ho amato, i miei affetti, non si dimenticheranno mai di me“.