Continua ad intensificarsi il dolore per la morte di Giacomo Gobbato, ucciso a Mestre nella tarda serata di venerdì 20 settembre 2024 da un cittadino moldavo 40enne al culmine di una rapina degenerata nel peggiore degli epiloghi possibili: il ragazzo 26enne – infatti – in quel momento stava rincasando con l’amico Sebastiano quando in corso del Popolo sono stati attirati dalla scena del 40enne che di lì a poco si sarebbe trasformato in un killer che stava cercando di rapinare una donna e – senza pensarci un attimo – si sono gettati al salvataggio.
Un atto – quello di Giacomo Gobbato – eroico, ma che gli è costato la vita perché nella colluttazione che ne è scaturita il moldavo ha estratto un coltello e ha colpito il 26enne all’addome e l’amico ad una gamba: per il primo ci sarebbe stato ben poco da fare ed è morto poco dopo il ricovero in ospedale, mentre il secondo si trova ancora al nosocomio di Mestre ma – fortunatamente – non sarebbe in pericolo di vita. Nel frattempo l’aggressore è stato fermato ed arrestato dalle forze dell’ordine che l’hanno individuato poco distante da corso del Popolo mentre cercava di rapinare una seconda (o forse terza, quarta e così via) vittima ignara di quanto accaduto poco prima.
Giacomo Gobbato ucciso a Mestre: il moldavo era regolarmente in Italia grazie ad un permesso UE
Attorno all’eroico gesto di Giacomo Gobbato si è già espressa più volte la comunità di Mestre, tra chi si è stretto alla famiglia della vittima nel cordoglio e chi – invece – ha riaperto ai classici discorsi sulla sicurezza che escono ogni volta che accade un fatto simile; ma nel frattempo sono arrivate anche alcuni novità – importanti e singolari – sul 40enne moldavo che aprono a tutta una nuova serie di discussioni che si allargano fino all’Unione Europea.
Come ricorda Libero – infatti – il 40enne era tutt’altro che un clandestino o un immigrato illegale (come si era pensato in un primo momento dopo l’aggressione a Mestre) e si trovata in un regime di completa libertà in Italia grazie ad un permesso provvisorio firmato – nientemeno – dall’UE: una libertà concessa a tutti i cittadini moldavi da un trattato del 2014 che fissa come unico limite la permanenza di massimo tre mesi consecutivi sul territorio europeo; il tutto (e qui veniamo al problema) senza alcun controllo sulla fedina penale, i precedenti e i processi a carico dei richiedenti.