“Meta deve l’Iva all’Italia”

In Italia già da qualche tempo si indaga su un presunto pagamento dell’Iva dovuto da Meta. La notizia circola ormai da qualche tempo a Dublino, dove l’attenzione è alta: il pagamento sarebbe infatti di 220 milioni di euro e questa cifra riguarderebbe solamente il fisco italiano. Se il fenomeno fosse accertato diventerebbe un precedente e la cifra dovrebbe essere moltiplicata per 27 Paesi. Al centro dell’indagine fiscale c’è la società guidata da Mark Zuckerberg che controlla Facebook, Instagram, WhatsApp e Messenger. Come rivela Il Fatto Quotidiano, sotto impulso della procura europea (che non ha ancora aperto un fascicolo), la nostra Guardia di Finanza sta indagando sui conti del colosso.



Agli accertamenti sta partecipando anche la nostra Agenzia delle Entrate e potrebbero presto ampliarsi a livello europeo. Meta si vede i riflettori puntati contro per il presunto mancato pagamento dell’Iva. L’inchiesta riguarda le iscrizioni degli utenti alle piattaforme social, che sono gratis. Dunque, non chiedendo soldi, Meta non ha mai pagato l’Iva. Eppure gli utenti forniscono qualcosa alle piattaforme, ossia i propri dati personali. Secondo analisti e investigatori, saremmo di fronte ad una sorta di baratto, più precisamente a una permuta tra beni differenti. Nella permuta, le cessioni di beni e/o le prestazioni di servizi scambiati, sono soggette separatamente al regime Iva secondo la legislazione, e dunque vanno tassate.



Meta costretta a pagare 220 milioni?

I dati che ciascun utente fornisce a piattaforme come Instagram e Facebook, possono essere monetizzati. Per questo motivo, secondo gli esperti, Meta ne può trarre un profitto. Il profitto nasce proprio da questa permuta originaria, che dunque sarebbe soggetta all’imposta sul valore aggiunto, ovvero l’Iva. Gli investigatori hanno analizzato i dati e i flussi economici e hanno individuato una base imponibile sulla quale la tassa deve essere calcolata e versata. L’Iva che Meta avrebbe dovuto all’Italia, al 2021, sarebbe di circa 220 milioni di euro. Vincendo il principio di non colpevolezza, è ancora da dimostrare la responsabilità dell’azienda di Zuckerberg.



Proprio Meta sembra pronta, tra l’altro, a dare il via alle iscrizioni a pagamento. Zuckerberg ha infatti deciso che agli account che pagheranno un canone, sarà consentita una “autenticazione” che sarà riconoscibile attraverso la famosa spunta blu. Questi account a pagamento usufruiranno anche di un’assistenza più rapida e di una maggiore protezione contro i furti d’identità. L’inchiesta della Guardia di Finanza nel frattempo prosegue e se confermate le ipotesi, potrebbe aprire ad un grave problema per l’azienda americana, che dovrebbe pagare l’Iva non solamente in Italia.