Il 27 febbraio, sulle piattaforme di blog Substack e Blogspot, è stato pubblicato un articolo in cui si sosteneva che dietro il bombardamento dei gasdotti sottomarini Nord Stream nel Mar Baltico c’erano gli Stati Uniti. L’articolo è stato ripreso su più siti web, tra cui Reddit, Medium, Tumblr, Facebook e YouTube, con traduzioni in tutte le lingue. Secondo quanto riporta il New York Times Business, si trattava di una campagna di influenza cinese, ossia la più grande operazione di questo tipo fino ad oggi. A spiegarlo sarebbero stati martedì scorso i ricercatori di Meta in un rapporto.



Il tentativo, condotto con l’aiuto delle forze dell’ordine cinesi, mirava a promuovere gli interessi della Cina e a screditare i suoi avversari, come gli Stati Uniti. Per questo Meta, proprietaria di Facebook, Instagram e WhatsApp, ha rimosso 7.704 account Facebook, 954 pagine Facebook, 15 gruppi Facebook e 15 account Instagram legati alla campagna cinese. All’attività di disinformazione avrebbero partecipato anche account TikTok, X, LiveJournal e Blogspot: avrebbero portato avanti la frequente pubblicazione di messaggi di tipo spam. “Questo è il più grande singolo abbattimento di una singola rete che abbiamo mai condotto”, ha affermato Ben Nimmo, a capo del team di sicurezza di Meta che esamina le minacce globali. “Mettendo insieme il tutto con tutte le attività che abbiamo rilevato su Internet, abbiamo concluso che si tratta della più grande campagna segreta di cui siamo a conoscenza oggi”.



Rimossi i post da Meta

Nel corso della campagna cinese sul sabotaggio dei gasdotti sottomarini Nord Stream sarebbero stati pubblicati post pieni di errori di ortografia e di grammatica scadente, mentre altri erano incongruenti. La notizia è stata resa nota in un momento delicato dei rapporti tra Stati Uniti e Cina: la segretaria al Commercio Gina Raimondo è in Cina questa settimana per parlare con funzionari governativi e leader aziendali cinesi delle relazioni commerciali, come riporta il New York Times. L’operazione sarebbe la settima della Cina che Meta ha rimosso negli ultimi sei anni. I post a volte erano in cinese, altre volte in russo, tedesco, francese, coreano e ancora altre lingue. Venivano pubblicati su piattaforme come Instagram e Facebook, vietati in Cina.



“Sembra che le forze dell’ordine cinesi stessero lavorando alla campagna da uffici sparsi in tutto il Paese”, ha detto Meta. Ci sarebbero stati dei veri e propri turni di lavoro per la pubblicazione dei post, spesso identici sulle diverse piattaforme di social media. La rete era “ampia e rumorosa”, ha detto Nimmo, ma faticava a raggiungere le persone in parte perché “era lo stesso commento molte volte al giorno”. “Era come se li avessero copiati da un elenco numerato e si fossero dimenticati di correggerli prima di pubblicarli”, ha aggiunto l’esperto. Molti degli account dell’operazione su piattaforme come X, Reddit e TikTok rimangono online, secondo una recensione del New York Times. Non si tratta dell’unica operazione cinese di disinformazione.