Roger McNamee, fra i primi investitori di Facebook, stronca a 360 gradi il recente progetto Meta e il metaverso, presentati nelle scorse settimane da Mark Zuckerberg. Intervistato dai microfoni dei britannici della Bbc, l’esperto ha confessato: ″È una cattiva idea. Il fatto che ne parliamo come fosse normale, dovrebbe allarmarci”. Secondo McNamee il metaverso nei piani dei social blu è “distopico”, confermando gli scetticismi già esternati in passato verso la piattaforma che inizialmente aveva sostenuto. “Facebook non dovrebbe essere autorizzato a creare un metaverso distopico – ha proseguito McNamee preoccupato, che poi ha aggiunto – Facebook dovrebbe aver perso il diritto di fare le proprie scelte. Un regolatore dovrebbe dare approvazione per tutto ciò che fanno. La quantità di danni già realizzata è incalcolabile”.



Nuove accuse quindi nei confronti della creatura di Zuckerberg, dopo quelle dirompenti della famosa “talpa” circa i danni psicologici dei social nei confronti delle giovani generazioni, e che sarebbero stati taciuti dallo stesso Facebook. L’azienda comunque non si scompone, e Chris Cox, responsabile capo prodotto di Meta, ha commentato con parole di pensiero opposto rispetto alle accuse di McNamee: “Il metaverso è il prossimo passo per Internet, non solo per l’azienda per cui lavora. E ha raccontato di come si sia divertito a ospitare riunioni nel metaverso, con gli ospiti tutti presenti sotto forma di avatar”.



FACEBOOK E IL PROGETTO METAVERSO: LE CRITICHE DI MCNAMEE, MA COX…

E ancora: “Tutti sono esausti delle videoconferenze. Non sai chi sta guardando chi, tutti si interrompono costantemente a vicenda”, di conseguenza questa nuova tecnologia rappresenta una valida alternativa e gli incontri nel metaverso sarebbero decisamente migliori rispetto agli strumenti fino ad oggi utilizzati.

“Non sostituirà la vita reale – rassicura e conclude Cox – non voglio progettare qualcosa che lo faccia”. Facebook ha deciso di cambiare nome nelle scorse settimane, una rivoluzione che è stata avviata per evitare che la stessa azienda si identificasse troppo con il social network di proprietà, visto che all’interno vi sono anche altre realtà come WhatsApp, Instagram, Messenger e Ocolus, capaci di raggiungere miliardi di utilizzatori in tutto il mondo.