L’autorevole Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio termine (Ecmwf) prevede che anche il prossimo inverno offrirà un clima più mite rispetto alle medie stagionali. Si stimano addirittura temperature, da fine novembre in avanti, che potrebbero restare oltre la media di circa uno o forse due gradi. Una previsione confermata anche da numerosi esperti di meteorologia. Un bell’aiuto “naturale” a tenere bassi i consumi in questo frangente in cui le disponibilità di gas sono in calo e i prezzi in forte rialzo. Ma è possibile tradurre in numeri questo beneficio? Quanto, effettivamente, la mitezza del clima contribuirà ad abbassare la domanda di energia delle famiglie? Lo abbiamo chiesto a Roberto Bianchini, partner Ref Ricerche e direttore dell’Osservatorio Climate Finance del Politecnico di Milano.
Solitamente a quanto ammontano e quanto aumentano i consumi abitativi in inverno rispetto alle altre stagioni?
Nel 2021, a fronte di 33,3 miliardi di metri cubi consumati complessivamente, nei due trimestri invernali, quelli più freddi, ossia gennaio/marzo e ottobre/dicembre, la domanda di gas del settore abitativo è stata di 25 miliardi di metri cubi.
È atteso un inverno mite, con 1-2 gradi in più, anche da novembre in avanti. Quale sarà l’impatto benefico sui consumi di gas delle famiglie?
Teniamo innanzitutto conto che già l’inverno scorso è stato mite, con temperature superiori anche di un paio di gradi in più rispetto alla media storica. Quindi la domanda di gas, per lo meno, per le utenze civili è stata tutto sommato contenuta.
Tradotto in numeri?
Secondo alcune mie elaborazioni, ogni grado in meno di temperatura esterna genera nel settore residenziale una contrazione della domanda di gas del 5%.
E se i gradi esterni in più sono due, questi risparmi raddoppiano?
Possiamo dire che c’è un’elasticità abbastanza lineare fra temperature e consumi di gas per riscaldare l’abitazione. Se accettiamo l’ipotesi che l’inverno in arrivo sia un grado più caldo rispetto a quello dell’anno scorso, sui 33 miliardi di consumi potremmo risparmiarne quasi 2. In realtà, le previsioni ci dicono che l’inverno 2022 sarà molto simile a quello del 2021.
Ci sono forti differenze fra Nord e Sud a causa del clima?
Analizzando i dati storici a livello regionali, emerge che la contrazione è abbastanza costante, oscilla fra il 4% e il 5%. Certo, poi, che il 5% del Nord, dove la domanda è più forte, pesa molto di più in termini di quantità di gas risparmiate rispetto al Sud.
La mitezza del clima allontana anche il rischio di possibili blackout?
I blackout riguardano l’energia elettrica. Per il gas si può tutt’al più parlare di razionamenti, di calo della pressione nei tubi che lo portano nelle case. Teniamo comunque presente che già oggi esistono misure di razionamento in caso di picchi di domanda.
Per esempio?
Si può chiedere alle imprese “interrompibili” di sospendere l’utilizzo del gas. E se ciò non dovesse bastare, si va all’interruzione temporanea anche del civile.
È già successo?
Finora mai. E’ giusto ricordare che il consumo di gas si calcola su base giornaliera. Avessimo metà inverno freddo e metà caldo, i due valori si annullerebbero, sarebbe un gioco consumi/risparmi a somma zero. Può provocare dei potenziali problemi solo in termini di picco, cioè potremmo avere giornate in cui la rigidità delle temperature provoca una domanda elevatissima di gas. E in caso di difficoltà di approvvigionamento può essere più difficile coprire il picco di domanda. Ma proprio a questo servono gli stoccaggi.
A proposito di stoccaggi, Assoutenti ha lanciato un allarme: “Con gli stoccaggi e gli approvvigionamenti di gas attuali le aziende fornitrici non sono in grado di fornire il gas a tutti i propri clienti e riusciranno a coprire il fabbisogno energetico invernale per un periodo non superiore ai 45 giorni, dopo di che sarà il caos, con pesanti razionamenti, case gelate e stop alle attività per industrie e imprese”. È davvero così?
È uno scenario fuori dal mondo, perché qui si fa un po’ troppa confusione sui numeri. Lo stoccaggio, che vale 15-18 miliardi di metri cubi di gas, è un’ulteriore fonte di approvvigionamento insieme alle importazioni via gasdotto o via nave ed è ovvio che non copra l’intera domanda, non può coprirla, se non per un periodo che normalmente va dai 30 ai 60 giorni di domanda e solo in caso in cui si interrompano contemporaneamente tutti i canali di offerta di gas. Ma è un’eventualità impossibile a realizzarsi.
(Marco Biscella)
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