Metinvest, multinazionale ucraino-olandese attiva nei settori minerario e siderurgico, vuole continuare a investire nell’acciaio in Italia. A ribadirlo, in una intervista a Il Sole 24 Ore, è stato l’amministratore delegato Yuriy Ryzhenkov, il quale, a Roma in coincidenza con la Conferenza bilaterale sulla ricostruzione, ha incontrato il ministro degli Affari Esteri e vice Premier Antonio Tajani.
“Siamo presenti in Italia da 15 anni, da quando Metinvest ha acquistato Trametal della famiglia Malacalza. Non è mancata la domanda perché l’Italia è un importatore netto di acciaio ed è il nostro mercato chiave dopo l’Ucraina. La produzione dei nostri due stabilimenti italiani, che si trovano nel Nord Est, dopo lo stop dello scorso aprile è ripresa a un ritmo sostenibile anche grazie a forniture di produttori terzi”, ha affermato. L’obiettivo, però, è quello di espandersi ulteriormente. “Siamo sempre interessati ad aumentare le nostre attività e operazioni in Italia. Metinvest sta seriamente valutando la possibilità di creare un complesso industriale in Italia. Stavamo conducendo diverse discussioni per costruire un nuovo stabilimento a Ravenna, adesso un’opzione in esame è San Giorgio di Nogaro (Udine). Queste sono tutte cose a cui stiamo seriamente pensando e ne stiamo parlando con le autorità locali”.
“Metinvest pronta a investire su acciaio in Italia”. I risvolti della guerra in Ucraina
La guerra in Ucraina, tuttavia, ha creato non pochi problemi alla multinazionale Metinvest. Il suo lavoro, come confermato dall’amministratore delegato Yuriy Ryzhenkov, non si è però mai fermato. “Stiamo stabilizzando la situazione, soprattutto per quanto riguarda i nostri asset internazionali, Italia in testa, dove la produzione è ripresa. Stiamo ridisegnando la logistica e la supply chain dei nostri due stabilimenti in Italia (Trametal e Ferriera Valsider) e quello nel Regno Unito, che ora funzionano normalmente. E abbiamo stabilito nuove fonti di approvvigionamento: ad esempio, ora il carbone proviene dalle miniere degli Stati Uniti, che ci sostengono regolarmente”.
I danni però sono stati rilevanti. “In Ucraina la situazione è ovviamente un po’ più difficile, poiché abbiamo temporaneamente perso il controllo dei nostri due grandi impianti di Mariupol (Azovstal e Ilyich), e anche in termini di logistica e forniture di energia elettrica, ma la produzione di acciaio è al 60-75%, le nostre miniere di minerale di ferro operano tra il 35 e il 40%”.