Nick Cohen, commentatore di sinistra del Guardian, ha ufficialmente lasciato il suo incarico a gennaio scorso per “motivi di salute”, ma secondo quanto riportato dal New York Times pare che la reale motivazione sia la volontà di evitare uno scandalo simile al #MeToo: l’uomo, infatti, sarebbe accusato di molestie sessuali da sette donne sul posto di lavoro. In quattro lo hanno denunciato anonimamente, in quanto temevano ritorsioni professionali.
Tra le presunte vittime che si sono esposte pubblicamente, come ricostruito da Repubblica, c’è la reporter britannica Lucy Siegle, la quale ha rivelato di essere stata palpeggiata in sala riunioni nel 2001. I comportamenti molesti tuttavia si sarebbero protratti anche in anni più recenti. Una collaboratrice ha rivelato di avere ricevuto diverse foto esplicite dal collega, mentre un’altra sostiene di essere stata baciata contro la sua volontà durante una discussione di lavoro. Il gruppo Guardian News & Media, dopo che lo scandalo è venuto alla luce, ha aperto un’indagine sull’editorialista. Il comportamento dei suoi vertici sono stati però ritenuti omertosi dalle dipendenti, che vorrebbero che si schierassero in modo più netto.
MeToo al Guardian: Nick Cohen accusato di molestie, ma il Financial Times non ne parla
Lo scandalo del #MeToo al Guardian, che vede protagonista Nick Cohen, accusato di molestie sessuali nei confronti di alcune colleghe, non ha coinvolto tuttavia esclusivamente il giornale per cui l’uomo scriveva. La stampa britannica è stata infatti scossa dal rumors secondo cui la storia in questione sarebbe potuta diventare nota ben prima di quanto è accaduto. La prima giornalista a scoprire delle denunce, infatti, è stata Madison Marriage del Financial Times. Il suo articolo sulla vicenda era pronto sulla scrivania, ma sembra che la direttrice Roula Khalafa abbia deciso di non pubblicarlo.
La storia è successivamente uscita sul New York Times e la donna, la prima alla guida del quotidiano della City, è stata costretta a dare delle spiegazioni alla sua giornalista di punta. “La figura di Nick Cohen è di minore importanza, non merita di comparire sul Financial Times”, avrebbe detto. Una giustificazione che non ha del tutto convinto. La questione insomma è ancora ricca di punti interrogativi.