Correva l’anno 1989: nel Festival di Sanremo dei “figli d’arte” alla conduzione – Rosita Celentano, Paola Dominguin, Danny Quinn e Gianmarco Tognazzi – Mia Martini presenta un capolavoro intitolato “Almeno tu nell’universo”. Sarà una delle sue canzoni “manifesto”, la rappresentazione plastica della straordinaria vena artistica e interpretativa della cantante di Bagnara Calabra, ma anche la conferma che non sempre la classifica finale all’Ariston rispecchia i reali valori in campo e che a decretare il successo dei brani è sempre e comunque il pubblico da casa. A riportare gli italiani indietro con le lancette fino a quel febbraio del 1989 è la puntata di Techetechetè in onda questa sera su Rai Uno, dedicata proprio a quelle canzoni che, sebbene siano entrati nella storia della musica, non hanno avuto l’onore di vincere Sanremo.



MIA MARTINI E “ALMENO TU NELL’UNIVERSO”

In quell’edizione sanremese, “Almeno tu nell’universo” di Mia Martini si classificò al nono posto con 651.484. Molti di più quelli ottenuti dalla coppia composta da Anna Oxa e Fausto Leali con “Ti lascerò”. Sul podio, per la cronaca, finirono Toto Cutugno con “Le mamme” e il mitico duo formato da Al Bano e Romina Power con “Cara terra mia”. Intervistata da Bruno Marino sul numero 31 di BLU, a proposito di Almeno tu nell’universo, Mia Martini disse: “Un pezzo che è arrivato dopo un buco nero che c’è stato nella mia vita, nella mia carriera. Chi lo risentirà tra vent’anni avrà qualche brivido in più, perché si ricorderà di una emozione intensa che abbiamo vissuto insieme. E’ una canzone che risale a sette anni fa. Maurizio Fabrizio l’aveva scritto pensando a me, ma io all’epoca non avevo nessuna voglia di cantare. Così Maurizio l’ha tenuta in un cassetto. Quando Giovanni Sanjust me l’ha detto, mi sono innamorata della canzone prima ancora di averla ascoltata: mi aveva atteso per sette anni! Quando poi l’ho ascoltata, è stato un vero colpo di fulmine”.



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