La moglie non cucina, non lava né stira, quindi chiede il divorzio e la trascina in tribunale. Ma il giudice gli dà torto. La storia arriva da Foggia, dove il caso giudiziario ha aperto una discussione su diritti e doveri all’interno di un matrimonio. Di fatto, il giudice civile Paolo Rizzi con la sentenza del 5 maggio scorso ha dato torto al marito per mancanza di prove e fatto chiarezza rispetto alle accuse. Nessuno poteva dimostrare quanto sostenuto dall’uomo, cioè che i litigi nella coppia avvenivano essenzialmente perché la moglie «non si prendeva cura di lui», più precisamente non cucinava, non lavava e non stirava i suoi vestiti. Dunque, non avrebbe collaborato all’interesse e benessere della famiglia. Un caso che non deve sorprendere, anche perché, come riportato da Repubblica, i matrimonialisti ne citano molteplici nei processi di separazione. In aula ci si ritrova, dunque, a dover definire chi tra le mura di casa deve fare cosa. Del resto, il codice civile italiano in tal senso è molto chiaro.
FOGGIA, GIUDICE “BACCHETTA” MARITO
«Con il matrimonio marito e moglie acquistano gli stessi diritti e assumo i medesimi doveri», recita appunto il Codice civile italiano. Questo vuol dire, dunque, che dal matrimonio deriva un obbligo alla fedeltà che è reciproco, così come lo è quello all’assistenza morale e materiale, alla collaborazione nell’interesse della famiglia e alla coabitazione. «Entrambi i coniugi sono tenuti, ciascuno in relazione alle proprie sostanze e alla propria capacità di lavori professionale o casalingo, a contribuire ai bisogni della famiglia». Il giudice del tribunale di Foggia ha quindi applicato la legge, motivando la sentenza con un’affermazione che suona anche come monito. «Non è ammissibile una situazione di sottomissione di uno a svolgere lavori di mera cura dell’ordine domestico». Ed evidenzia un altro aspetto, in quanto spiega che a «ciò peraltro sono tenuti anche i figli, nell’ottica di una educazione responsabile».