L’ASSURDO CASO DEL BIMBO TRANS NEGLI USA: “MIA MOGLIE VUOLE CASTRARLO CHIMICAMENTE”

Il caso della famiglia Younger negli Stati Uniti da oltre due anni “occupa” parte delle cronache nazionali prendendo dentro in un sol colpo i temi ultra-divisivi della disforia di genere, dei bambini trans, della patria-potestà e ora pure sulla castrazione chimica. L’ultimo allarme arriva da Jeff Younger, analista bancario di Dallas (Texas) e in lotta da anni con la ex moglie – la pediatra Anne Georgulas – per la custodia dei due figli gemelli oggi di 9 anni: «Non castrate chimicamente mio figlio», denuncia l’uomo nell’ultima intervista tv al Tucker Carlson Tonight su Fox News, lamentando il tentativo della ex moglie di far diventare uno dei due figli “femmina”. Pochi giorni prima Younger era stato anche da Glenn Beck, sempre in tv, dichiarando in maniera ancora più netta: «un giudice ha tolto il mio diritto ad essere genitore e mi ha vietato di parlare con la stampa perché mi rifiutai di chiamare mio figlio James una ragazza».



Durante il tv show l’uomo ha mostrato un video del bimbo di 9 anni in cui la madre gli chiede «sei un ragazzo?», e la sua risposta è eloquente, «No, sono una ragazza». Ecco, in quel frame – racconta ancora Younger – «Il mio sangue si è gelato quando ho capito cosa la mia ex aveva pianificato per mio figlio». Eppure è tutto “normale” nell’America dei “diritti” e della cultura “woke”: nel 2019 una corte del Texas ha stabilito che  la pediatra Anne Georgulas avrebbe dovuto avere la piena autorità per decidere che suo figlio è una femmina, proseguendo così con l’iter per la transizione di genere. A soli 9 anni. Cosa però ha impedito fino ad oggi il piano svolgimento di quell’iter? Il fatto che la stessa corte Usa 3 anni fa dispose la custodia congiunta dei genitori: in questo modo James ancora a pieno titolo non è diventato Luna, vista la ferma opposizione del padre, «Lo Stato del Texas sta cercando di trasformare mio figlio in una ragazza» si leggeva sul sito online di Jeff Younger durante la sua candidatura ad un seggio distrettuale nella periferia di Dallas (battuto però dal candidato Dem, ndr).



LA REPLICA DELLA MADRE AL MARITO: “NOSTRO FIGLIO È TRANS”. LA FUGA IN CALIFORNIA

La situazione della famiglia Younger è però precipitata quando, dopo aver cominciato la transizione di genere chiamando il figlio “Luna” e vestendolo con vestiti da ragazza (su consiglio del terapista di genere, rileva “Il Fatto Quotidiano” nel presentare il caso degli Usa), la madre con i due figli gemelli è “fuggita” prima di Capodanno in California, sfruttando la legge “rifugio dei bimbi trans”. La normativa passata in California per volontà del Partito Democratico prende l’accoglienza e protezione dei bambini transgender qualora «vengano criminalizzati nei loro Stati d’origine». Dopo una lunghissima battaglia giudiziaria a colpi di sentenze anche piuttosto controverse l’una con l’altra, l’ultima ordinanza del tribunale nel Texas stabilisce che «nessun genitore può trattare un bambino con terapia di soppressione ormonale, bloccanti della pubertà e/o intervento chirurgico di riassegnazione transgender senza il consenso dei genitori o un’ordinanza del tribunale».



Da qui la fuga in California della mamma di James/Luna con il padre che denuncia ora pubblicamente quanto starebbe per avvenire: Younger aveva presentato petizione alla Corte Suprema del Texas per ordinare alla ex moglie di riportare i loro figli in Texas prima che la nuova legge della California entrasse in vigore, ma tutto venne respinto poco prima di Capodanno. Il motivo, spiegano dal New York Times, riguarda il fatto che non vi sarebbero prove effettive che la madre di James voglia applicare la castrazione chimica al bambino. Come denunciava già diversi anni fa una nota pediatra americana come Michelle Cretella sui primi casi di “bimbi trans”, l’appello a non intervenire chimicamente era dirimente e vale anche oggi: «Bloccare, come si usa fare, la pubertà su qualsiasi bambino biologicamente normale corrisponde alla castrazione chimica. La pubertà cioè viene trattata come una malattia, arrestando quello che è un normale processo fondamentale per lo sviluppo del bambino».