Fabrizio Miccoli è stato scarcerato: l’ex calciatore di Juventus, Lecce e Palermo, che era in arresto da oltre sei mesi (era detenuto dal 22 novembre del 2021) per estorsione aggravata da metodi mafiosi, come riportato dal Giornale di Sicilia, è stato posto in affidamento in prova. Il Tribunale di Sorveglianza di Venezia ha accolto il ricorso presentato dall’avvocato Antonio Savoia. Un sospiro di sollievo dunque dopo una lunga attesa per il ritorno alla libertà, anche se comunque il salentino dovrà rispettare alcune misure di restrizione.
L’ex attaccante non potrà innanzitutto avere rapporti con pregiudicati e/o persone che hanno dei legami con la criminalità organizzata. Inoltre, dovrà quotidianamente rientrare presso la sua abitazione entro la mezzanotte. Le regole in questione non potranno però oscurare la gioia di potere tornare ad abbracciare la sua famiglia e gli amici. Fabrizio Miccoli, in tal senso, potrà anche continuare a lavorare nella scuola calcio che ha aperto a Lecce dopo avere appeso gli scarpini al chiodo.
Miccoli scarcerato: in affidamento in prova. Perché era in arresto?
Fabrizio Miccoli, che è stato scarcerato e posto in affidamento in prova nelle scorse ore, era stato condannato a 3 anni e 3 mesi di reclusione con l’accusa di estorsione aggravata dal metodo mafioso a novembre scorso. Dopo la sentenza della Corte di Cassazione, che non prevedeva alcuna pena alternativa, l’ex calciatore si era recato personalmente, insieme al suo avvocato Antonio Savoia, presso il carcere di Rovigo, dove ha trascorso questi sei lunghi mesi.
I fatti per cui è stato condannato risalgono ad oltre 10 anni fa, quando militava tra le fila del Palermo. L’attaccante aveva chiesto a Mauro Lauricella, figlio di Nino, un mafioso del quartiere Kalsa del capoluogo siciliano, di intercedere affinché venisse recuperata una ingente somma di denaro per conto di un suo amico, che lavorava proprio nel club rosanero. Da qui l’accusa per estorsione con metodo mafioso.