CHI È MICHAIL GORBACIOV, L’ULTIMO PRESIDENTE DELL’URSS

Michail Gorbaciov era lì a Roma, davanti al feretro di Enrico Berlinguer, quel 13 giugno 1984, giorno dei funerali dell’ex leader Pci: quello che sarebbe poi diventato solo 6 anni dopo l’ultimo Presidente dell’Unione Sovietica, ha partecipato come delegato sovietico all’addio per uno degli uomini più influenti della sinistra mondiale del Dopoguerra.



Gorbaciov lo ritroviamo in più passaggi del film-doc “Quando c’era Berlinguer” (regia di Walter Veltroni, del 2014), intervistato assieme ad altri che conobbero e stimarono Enrico Berlinguer dal Dopoguerra fino alla sua dipartita nel giugno 1984. Lo scorso anno l’ex Presidente compiva 90 anni, simbolo di una Russia che non solo oggi non c’è più ma che già all’epoca fu “rivoluzionaria” nel suo contrapporsi all’alveo di Lenin, Stalin e Kruscev. Gorbaciov con la politica della “distensione”, in russo “perestrojka”, tentò di ricomporre un sistema il più possibile democratico a livello sociale e politico: con la perestroika, fondamentale per Gorbaciov era anche il concetto di “glasnost”, trasparenza. Incarnava per lui il tentativo di donare un futuro non più di controllo totalitario ai cittadini russi.



BERLINGUER, PCI E PERESTROJKA: IL LASCITO DI GORBACIOV

Va detto come però non tutti in Russia gradirono la “rivoluzione” in chiave anti-URSS del Presidente che a cavallo tra Anni Ottanta e Novanta riuscì a siglare il Trattato INF con Reagan (1987, disarmo nucleare), ritirare le truppe dall’Afghanistan (1989), primo leader sovietico a incontrare il Papa cattolico e nel 1990 premiato con il Premio Nobel per la Pace.

Per lo speciale curato dall’Osservatore Romano sul Centenario della nascita di Giovanni Paolo II – nel maggio 2020 – fu lo stesso Gorbaciov a scrivere un messaggio di profondo affetto e commozione per quel Pontefice che da protagonista aiutò a “sfondare” il Muro di Berlino, causando la fine dell’Unione Sovietica: «Penso di poter dire con buona ragione: durante quegli anni (io e Papa Wojtyla, ndr) siamo diventati amici. Credo che tante altre persone possano dire lo stesso perché lo caratterizzava un interesse genuino e caldo per ogni persona». Una “comunione a partire dai pensieri”, così Gorbaciov definiva il rapporto con il Santo Padre polacco: «È stato un momento cruciale nella storia mondiale quando abbiamo cominciato a comunicare. Dopo tanti anni di alienazione e ostilità tra Oriente e Occidente, i leader degli Stati principali finalmente hanno capito che abbiamo un nemico comune, cioè la minaccia di una catastrofe nucleare. Da allora con sforzi congiunti abbiamo cominciato il movimento del confronto alla cooperazione e anche in futuro a un partenariato. Giovanni Paolo II ha sostenuto pienamente questo processo», concluse l’ex Presidente URSS. Secondo quanto spiegato nel lontano gennaio 1987 da Achille Ochetto, dopo la visita nell’Unione Sovietica di quegli ultimi anni di regime, il futuro presidente russo Gorbaciov era uno dei pochi in Russia ad aver compreso il vero lascito di Berlinguer in merito ai rapporti tra Occidente e URSS. «Berlinguer sbagliava quando dichiarava esaurita la spinta propulsiva della Rivoluzione d’Ottobre? Da quello che ho visto e da quel lo che Gorbaciov mi ha detto esce confermata la giustezza del giudizio di Berlinguer», ammetteva Ochetto in riferimento all’attenzione e cura portata da Gorbaciov per quanto succedeva anche al di là della cortina sovietica.