Noto per essere il “giudice del Qatargate“, Michel Claise da anni combatte contro corruzione e crimini finanziari. Ora che è ad un anno dalla pensione, il giudice istruttore di Bruxelles si ritrova tra le mani una inchiesta scottante sulle tangenti che sarebbero state pagate da Marocco e Qatar per pilotare il Parlamento europeo e la sua politica. Per dovere di riserbo, nell’intervista resa a L’Echo non parla del Qatargate, ma quando gli viene posta una domanda su un certo “immobilismo” da parte del Belgio per quanto riguarda la lotta alla corruzione, allora ha fatto una riflessione che può valere anche per il nostro Paese. “Bisogna porre la domanda al mondo politico. Penso, come ho detto spesso, che ci sia una cecità che fa sì che in Belgio il fenomeno non venga preso in considerazione“. Per il giudice già il fatto che in tv due politici in Belgio abbiano parlato al condizionale di fare qualcosa contro i reati finanziari, li rende “quasi complici“. Quindi, aggiunge: “Qui non si tratta più di parlare al condizionale: si deve parlare al presente. Si deve fare qualcosa!“.
La scarsa fiducia di Michel Claise nei confronti della politica è a dir poco evidente. “Se è possibile far cambiare la mentalità della classe politica? Sono molto pessimista. L’incompetenza nel combattere la corruzione crea un senso di impunità per le organizzazioni criminali“. Per questo ritiene che in Belgio vada istituita una procura che si occupi di reati finanziari, oltre che un’agenzia che contrasti la corruzione. Entrambe per il giudice devono essere indipendenti, quindi non sottoposte al potere politico, come accade per le procure del Re che “devono rendere conto all’esecutivo, anche se il procuratore federale Frédéric Van Leeuw è un uomo molto indipendente“. Inoltre, bisogna rivedere il sistema delle sanzioni, perché “permetterebbe di svuotare le aule di tribunale e di poter andare fino in fondo in modo rapido per tutti coloro che hanno contestazioni in ballo“.
IL GIUDICE DEL QATARGATE “BANCHE COINVOLTE IN RICICLAGGIO”
In Belgio è intensa la lotta al traffico di droga, che causa un riciclaggio di miliardi di euro nei circuiti finanziari e alimenta anche la corruzione. “Un grammo di cocaina pura si vende a 50 euro. In un anno e mezzo abbiamo sequestrato circa 100 tonnellate di droga. Fate il calcolo“, dichiara il giudice del Qatargate a L’Echo. Stando alle stime, il Belgio riesce a bloccare al massimo il 10-12% di quanto passa tramite il porto di Anversa, “che è un colabrodo“. Inoltre, Claise ricorda che la criminalità finanziaria “è il peggior avversario sleale che si possa immaginare in rapporto alle organizzazioni legali“. “Pur se il quadro è grave non vuol dire che non si debba fare niente”, incalza. Ma cosa si può fare? Il giudice Michel Claise punta il dito anche contro le banche, oltre che la politica: “Il sistema bancario internazionale è coinvolto nel riciclaggio. Bisognerebbe pensare ad enormi multe che facciano da deterrente“. Nell’intervista fa anche un paragone tra la lotta alla corruzione e quella contro la crisi climatica: “È in atto una deregolamentazione economica, proprio come è in atto una deregolamentazione climatica. Pur se il quadro è grave non vuol dire che non si debba fare niente“. Di sicuro, non è una situazione inedita. “C’è un numero enorme di casi di corruzione: negli ultimi anni non hanno mai smesso di aumentare, anche se non tutti sono noti all’opinione pubblica. Tutti, però, sono al corrente dell’aumento del fenomeno“. Riguardo al suo futuro, Claise non si è sbilanciato: “Esercitare il mio mestiere mi piace e cominciamo ad avere qualche risultato“. Non si vede in politica, anzi essendo un autore di romanzi potrebbe poi dedicarsi completamente alla scrittura.